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Caterina di Guisa
Melodramma in due atti di Felice Romani, dal dramma Henri III et sa cour di Alexandre Dumas padre
Musica di Carlo Coccia 1782-1873
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 14 febbraio 1833

Personaggi
Vocalità
Arturo di Clèves
Contralto
Caterina di Clèves
Soprano
Enrico
Tenore
il conte di San Megrino
Tenore
Note
Trentatreesima delle trentotto opere da lui composte,Caterina di Guisaappartiene alla maturità creativa di Carlo Coccia; non fortunata come la bucolicaClotilde(Venezia 1815), né formalmente ambiziosa comeMaria Stuart, regina di Scozia(Londra 1827), ha però tutte le carte in regola per essere considerata il suo capolavoro. Così parve, per altro, al pubblico della ‘prima’ scaligera, conquistato da «quella eguaglianza e splendidezza di stile, quella chiarezza e quel vigore d’instrumentazione». DopoRosmonda(Venezia 1829),Caterina di Guisasegna la seconda collaborazione del compositore napoletano con un Romani particolarmente a suo agio nel ridurre la spettacolare fastosità del dramma dumasiano in un libretto di singolare, vibrante essenzialità.

Il conte di San Megrino ama riamato Caterina, moglie del suo rivale politico, Enrico, capo del partito avverso al sovrano. Durante una festa al Louvre, San Megrino incontra furtivamente Caterina: la donna, seppur riluttante, confessa il proprio sentimento, ma intende serbare fedeltà al marito; nel separarsi ella perde un fazzoletto che, raccolto da Enrico, gli rivela l’infedeltà della moglie. Il duca, animato da un odio mortale, obbliga Caterina a scrivere una lettera che invita il conte a un incontro amoroso, per attirarlo nel proprio palazzo e ucciderlo; latore del messaggio sarà l’inconsapevole Arturo, cugino della duchessa e pure di lei segretamente innamorato. Giunto a palazzo, San Megrino dapprima non presta ascolto alle suppliche della donna che tenta di farlo fuggire, poi si convince. Troppo tardi: cadrà per mano dei seguaci del duca (come pure Arturo giunto a soccorrerlo), sotto gli occhi del duca stesso e di Caterina che, straziata, invoca “Lascia in prima, ah! lascia almeno”.

Opera dal taglio rapido e incalzante, con quattro caratteri ben delineati, pochi interventi corali, marginali seppur eleganti, nessun comprimario,Caterina di Guisaconiuga efficacemente un lessico musicale di classica compostezza con una sensibilità drammaturgica prossima a climi donizettiani. Nel 1836, per una ripresa torinese al Carignano, Coccia approntò una seconda versione dell’opera: Arturo mutò da contralto a mezzosoprano, Enrico da tenore a basso; affrancandosi dal retaggio rossiniano del tenore antagonista, Coccia dava un’ulteriore prova della sua sintonia con i tempi nuovi.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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