Christophe Colomb
Opera in due parti di Paul Claudel
Musica di Darius Milhaud 1892-1974
Prima rappresentazione: Berlino, Staatsoper, 5 maggio 1930

Personaggi
Vocalità
Cristoforo Colombo
Baritono
Cristoforo Colombo
Baritono
il boia
il comandante
Basso
il cuoco
Tenore
il maestro di cerimonie
Tenore
il maggiordomo
Tenore
il marinaio
Tenore
il messaggero
Baritono
il narratore
Recitante
il narratore
Recitante
Il querelante
il re di Spagna
Basso
il sordo
Il sultano Miramolin
Isabella
Soprano
L'ombra di Cristoforo colombo / il proprietario
La madre di Cristoforo Colombo
La moglie di Colombo / Duchessa di Medina-Sidona
Primo chitarrista
Primo creditore
Primo difensore
Secondo chitarrista
Secondo creditore
Secondo difensore
Terzo chitarrista
Terzo creditore
Terzo difensore
un ufficiale
Un uomo di Reifer / il reclutatore
Voce della guardia / un giovane / servitore
Note
La collaborazione di Milhaud con il poeta e amico Claudel, già sperimentata con le musiche di scena perAgamemnon(1914) eLes Choéphores(1915), si rinnovò in quest’opera-oratorio – genere ripreso perDavidnel 1954 – che contrastava singolarmente con gli orientamenti assunti dal compositore in lavori anteriori di qualche anno come gliopéras-minute, caratterizzati da estrema brevità e da notevole economia di mezzi.Christophe Colombrichiese invece grandiosi apparati scenici e visivi. Milhaud tendeva ad amplificare e moltiplicare, in una sorta di ‘polidrammaturgia’, l’esaltazione lirica e mistica del testo epico-allegorico di Claudel, già di per sé complesso, volendo coniugare un gusto dakolossal, di ascendenza berlioziana, con un’intonazione quasi espressionista, nell’intento di «rendere visibili gli istinti e le energie irrazionali profondamente radicati nell’individuo» (Carner). Gli apparati richiesti sono in effetti tra i più elaborati e spettacolari di tutta la produzione operistica del XX secolo (secondo Palmer il lavoro richiederebbe un medium più fluido di quello scenico, ad esempio quello televisivo, al fine di rendere meno disagevole la rappresentazione): 4 prime parti, 35 parti solistiche, 3 voci recitanti, un nutrito coro a cui sono richieste grandi doti tecniche e di resistenza (partecipa all’azione o la commenta, come un coro tragico antico), una grande orchestra con un piccolo gruppo strumentale fuori scena e rinforzata nella sezione delle percussioni, una serie di sequenze filmiche proiettate su uno schermo, rappresentazioni simultanee dislocate su diverse piattaforme. Non meno complessa la musica: cori politonali con sezioni in parlato; declamazione ritmata del narratore su uno sfondo assai elaborato di percussioni, del coro e degli strumenti; una scrittura orchestrale a fasce timbriche estremamente dissonante. Le possibilità schiuse dalla ‘politonalità’ (ottenuta sovrapponendo linee melodiche diatoniche, che appartengono a tonalità differenti oppure sono già intrinsecamente politonali) vengono sviluppate a fondo con un’accorta distribuzione dei timbri e una condotta delle parti basata sulla tecnica dell’‘ostinato’ (i vari temi entrano uno dopo l’altro e si accumulano in forme iterate). La staticità armonica derivante dalla condotta politonale dissonante viene compensata dalla vitalità ritmica; l’effetto globale è monumentale, e riceve un ulteriore risalto nei momenti consonanti che chiudono le varie sezioni.

L’opera consta di due vaste parti di dimensioni disuguali: 19 delle 27 scene sono concentrate nel primo atto. I vari episodi, che illustrano i momenti salienti della vita e dei personaggi dell’epopea colombiana, non seguono un ordine cronologico ma si spostano liberamente nel tempo, costituendosi come una serie ditableaux– selvaggi, pittoreschi, grandiosi, aneddotici o simbolici – collegati attraverso interventi del narratore o interludi corali. È un piano drammaturgico di decisa modernità, che non ricerca il coinvolgimento diretto del pubblico mediante l’annullamento della ‘quarta parete’, ma considera il dramma come un libro da sfogliare (il narratore sfoglia effettivamente il libro della storia di Colombo) e come un ‘rito’ cui il pubblico prende parte attiva attraverso il coro (Claudel); da qui l’inserimento di sezioni simboliche, che trasformano la storia in evento celebrativo. Il tratto allegorico e visionario è accentuato dalla molteplicità della figura di Colombo, presente sulla scena come personaggio ma anche con il proprioalter ego(la coscienza), nonché come fantasma, mostrato in età giovanile e avanzata. Claudel, del resto, già aveva caricato il testo di profonde valenze simboliche, a partire dal nome stesso del protagonista che richiamava le figure di Cristo e dello Spirito Santo. Dell’opera esistono due versioni: la seconda, elaborata per le riprese di Graz (27 giugno 1968) e Wuppertal (1970), inverte l’ordine degli eventi, semplifica e riduce alcune parti affidate al narratore ma non intacca, di fatto, la sostanza musicale originaria.

Atto primo. Dopo un’introduzione processionale (nel primo quadro viene allestito il palco ed entrano i musicisti e il coro che accompagnano il narratore-celebrante), la storia comincia dal suo epilogo: Colombo, ormai vecchio e povero, è in una soffitta di una locanda di Valladolid. Attraverso una serie diflashbackviene raccontata e giudicata la sua vita (una sorta di cerimonia simbolica a ritmo di fandango e di quadriglia, tra cori e danze). Nei vari episodi vengono evocati Isabella d’Aragona ancora bambina, il giovane Colombo che lascia la casa natale richiamato dalla mistica colomba della regina, la sua partenza per le Azzorre. Vi figurano anche inserti simbolico-mistici quali l’apparizione di San Giacomo (patrono di Spagna) a Isabella e i demoni del Nuovo Mondo che insidiano Colombo durante la traversata dell’oceano. Infine l’azione riprende, con la scena dell’ammutinamento (sette tonalità esposte simultaneamente dall’orchestra e dal coro, risolte nel si bemolle maggiore finale), climax del primo atto, che si conclude con un grandioso Sanctus.

Atto secondo. Si susseguono gli episodi dello spirito di Colombo, della sentenza del consiglio del re di Spagna, del ritorno di Colombo in Europa (con l’impressionante scena della tempesta) e della morte di Isabella. Qui il narratore cessa di sfogliare il libro e la storia si conclude facendo ritorno a Valladolid, dove Colombo muore e viene accolto in paradiso, al seguito di Isabella, con un monumentale Alleluja corale.

La seconda versione si apre invece con la notizia della scoperta dell’America, seguita dalla narrazione delle pene, gelosie e delusioni che condussero Colombo alla morte; quindi le scena della locanda di Valladolid, episodio che mette in risalto il carattere di Colombo, dell’ammutinamento sedato, della scoperta del Nuovo Mondo e del conclusivo canto del Te Deum.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi