Tom Jones
Comédie lyrique in tre atti di Antoine-Alexandre-Henri Poinsinet e Michel-Jean Sedaine, dal romanzo The History of Tom Jones, a Foundling di Henry Fielding
Musica di François-André Danican Philidor 1726-1795
Prima rappresentazione: Parigi, Comédie Italienne, 27 febbraio 1765 (seconda versione: 30 gennaio 1766)

Personaggi
Vocalità
avventori di locanda (4)
Tenore
cacciatore (4)
Tenore
Dowling
Recitante
Honora Blackmore
Madame Western
Contralto
Mr. Alworthy
Tenore
Mr. Blifil
Tenore
Mr. Western
Basso
Richard
Mimo
serve
Recitante
Sophie
Soprano
Tom Jones
Tenore
Note
Il romanzo di Fielding (1749) divenne subito un caso letterario in Francia, dove fu tradotto già nel 1750, sull’onda della vasta popolarità della cultura inglese. La versione librettistica intonata da Philidor (priva degli elementi meno edificanti del romanzo, a vantaggio delcotésentimentale della vicenda) si risolse in un fiasco nel 1765; il compositore affidò allora la revisione del libretto a Michel-Jean Sedaine, tra l’altro autore di importanti testi per Grétry e Monsigny, riscuotendo l’anno seguente un tale successo che vi si vide l’opera migliore di Philidor. Un’ottima, recente ripresa ha avuto luogo, in traduzione inglese, al Teatro di corte di Drottningholm (Stoccolma) nel 1995.

Atto primo. Sophie confessa a Honora il suo amore per Tom Jones, ottenendo dalla zia Madame Western la promessa di parlarne al padre al ritorno dalla caccia; Madame Western però si confonde e riferisce che Sophie è innamorata di Blifil. Il padre, pur titubante, acconsente alle nozze. Quando la zia comunica alla ragazza quanto è avvenuto, questa esterna tutto il suo odio verso Blifil; furiosa per la mancata riconoscenza, Madame Western esprime la sua violenta avversione contro Tom Jones.

Atto secondo. Honora informa Tom Jones che Sophie lo ama. Madame Western, che pensa d’aver colto i due in flagrante, comunica a Tom le imminenti nozze tra la nipote e Blifil. Quest’ultimo viene però respinto dalla ragazza, che dapprima confessa invano al padre i suoi veri sentimenti, poi, dato che non potrà sposare Tom, invita l’amato a dimenticarla. Visti tutti i guai provocati, Tom Jones viene scacciato di casa e ripudiato dal padre adottivo.

Atto terzo. In una locanda, Tom incontra Dowling, cui riferisce le sue sventure; accompagnata da Honora, giunge anche Sophie, che è fuggita di casa. Dowling allora ritorna con gli altri personaggi e svela un segreto: Tom in realtà non è un trovatello, ma il figlio della sorella di Mr. Alworthy, e quindi, come fratello maggiore di Blifil, spetta a lui l’eredità. Con gioia Mr. Western, che di Blifil non si era mai fidato, acconsente alle nozze di Tom con Sophie.

La partitura di Philidor può vantare notevoli valori musicali, profusi senza sosta per tutta l’opera. Soprattutto emerge in ogni brano (in larga misura arie e duetti) una cura straordinaria per la scrittura orchestrale, debitrice dell’esperienza dell’orchestra di Mannheim, specialmente nel trattamento dei fiati: come appare evidente nella chiara, sicura organizzazione dell’ouverture, nel duetto iniziale dell’opera (in particolare nelle parti di oboi e corni nel vasto, timbricamente ricco ritornello introduttivo e nel corso del pezzo), nei brani strumentali ad apertura degli altri atti, nell’aria di sortita di Mr. Western (un’esplosione di vitalità al suono dei corni, simbolo della sua mania di cacciatore e al contempo resoconto articolato, partecipe e comico della battuta di caccia), nell’arietta di Sophie “Ah, ma tante” (in cui oboe e fagotto assecondano e impreziosiscono la dolcezza della linea di canto, con effetti in eco dal sapore rococò) e nell’amabile eppur vigorosovaudevillefinale. Il tono espressivo dell’opera è impostato su un’onnipresente cordialità affettiva, voce dei sentimenti sinceri e innocenti: ora connotati dal tono leggero e affabile del duetto d’apertura, ora velati di malinconia nel canto di Tom Jones, cui sono riservate numerose occasioni solistiche, contrassegnate da una vocalità distesa e appassionata, dagli accenti gluckiani (ad esempio in “Amour, amour, quelle est donc ta puissance”). A Sophie spetta il gioiello della partitura: un recitativo accompagnato e la successiva arietta “O toi qui ne peux”, il cui straordinario sinfonismo è funzionale all’intensificazione degli affetti della protagonista, vittima innocente del destino avverso.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi