Home Page
Consultazione
Ricerca per categorie
Ricerca opere
Ricerca produzioni
Ricerca allestimenti
Compagnia virtuale
Servizio
Informazioni e FAQ
Condizioni del servizio
Manuale on-line
Assistenza
Abbonamento
Registrazione
Listino dei servizi
Area pagamenti
Situazione contabile


Visualizzazione opere

Favola dello zar Saltan, La
[Skazka o tsare Saltane] Opera in un prologo e quattro atti di Vladimir Bel’skij, dal racconto di Alexandr Puškin
Musica di Nikolaj Rimskij-Korsakov 1844-1908
Prima rappresentazione: Mosca, Teatro Solodovnikov, 21 ottobre 1900

Personaggi
Vocalità
Babarikha
Contralto
I capitano di marina
Tenore
II capitano di marina
Baritono
III capitano di marina
Basso
il messaggero
Baritono
il principe Guidon
Jester
Basso
la principessa-cigno
Soprano
la zarina Militrissa
Soprano
lo zar Saltan
Basso
l’anziano nonno
Tenore
Povarikha (la cuoca)
Soprano
Tkachikha (la tessitrice)
Mezzosoprano
Note
Nel 1899 Rimskij-Korsakov scelse di musicare un testo di Puškin per offrire il proprio contributo ai festeggiamenti per il centenario della nascita dello scrittore. Orientò la scelta sullaFavola dello zar Saltan, spinto da un irrefrenabile desiderio di tornare a scrivere di personaggi irreali e fantastici, basandosi su di un testo che gli consentì di comporre seguendo liberamente il proprio estro, accantonando momentaneamente l’ideale di realismo drammatico (che stava diventando un imperativo dei registi teatrali: si pensi a Stanislavskij e Dancenko, che proprio in quegli anni avevano fondato il Teatro d’Arte a Mosca). La messinscena di una trama fiabesca tende innanzitutto a trasmettere allo spettatore l’idea del magico, dell’evanescente, della storia senza confini di spazio e di tempo, lasciando in secondo piano la ricerca del verosimile, del realistico; perciò Rimskij-Korsakov poté sfruttare appieno le sue doti di colorista attraverso un particolare impiego dei timbri strumentali e un efficace utilizzo di effetti orchestrali (l’orchestra comprende numerosi archi e ottoni, oltre ai legni a tre, uno xilofono, un glockenspiel, una celesta e altri strumenti a percussione di vario tipo), mentre talvolta, in passato, la scelta di soggetti realistici aveva oggettivamente limitato le possibilità espressive del compositore.

La trama dellaFavola dello zar Saltanvede tre sorelle (due cattive e una buona) intente a fantasticare di potere un giorno sposare lo zar Saltan. Questi, guarda caso, le sta spiando e si innamora di Militrissa, la più giovane e buona di animo, che gli promette di dargli un figlio valoroso. Il figlio nasce mentre lo zar è lontano, in guerra; ma il messo inviato allo zar con la lieta novella rimane vittima di un complotto, ordito dalle sorelle maggiori – invidiose di Militrissa – e dalla vecchia Babarikha; il messaggio viene sostituito con uno falso, recante la notizia che il figlio di Militrissa non è un bel bambino, bensì un mostro. Lo zar, ricevuto il messaggio, ordina di imprigionare la zarina e il principino in una botte e di gettarli in mare. La botte, trasportata dalle onde, naufraga sull’isola deserta di Buijan, dove Militrissa cresce il piccolo Guidon. Un giorno Guidon (che ormai è diventato adolescente) va a caccia e uccide un falco predatore che stava inseguendo un cigno. In realtà, il falco era un mago cattivo che teneva celata sotto incantesimo la magnifica città di Ledenets: l’isola ora non è più deserta, ma – sciolto l’incantesimo – si è ripopolata dei suoi ricchi e operosi abitanti. Il cigno ringrazia Guidon per avergli salvato la vita, e promette di aiutarlo nel momento del bisogno; anche gli isolani lo ringraziano e lo incoronano re di Ledenets. Quando Guidon apprende che una nave, in partenza dall’isola, è diretta verso la patria dello zar Saltan, si sente pieno di nostalgia e di curiosità e, desideroso di salire su quella nave, chiede aiuto all’amico cigno, che lo trasforma in un calabrone, dandogli così la possibilità di salire a bordo senza essere riconosciuto. Giunti a destinazione, i membri dell’equipaggio e i mercanti a bordo della nave vengono invitati a pranzo dallo zar Saltan che, incuriosito dai sorprendenti racconti sulle meraviglie della città di Ledenets, decide di visitarla. Guidon, tornato sulla sua isola, viene assalito ancora una volta dalla malinconia, ma questa volta la causa è la mancanza di una sposa; chiede aiuto al cigno (che, in realtà, è una bellissima principessa, nelle spoglie di un cigno a causa di un malefico incantesimo) e, in quel momento, esso si trasforma nella principessa. I due si innamorano, giurandosi eterno amore. Arriva dunque in visita lo zar Saltan, per il quale la maggior meraviglia di Ledenets è la vista della sua sposa, Militrissa, e di suo figlio Guidon, valoroso sovrano dell’isola. Giunge quindi il lieto fine per tutti – anche per i cattivi, che vengono perdonati.

Anche se, ovviamente, la trama del racconto di Puškin è completamente inventata, egli volle darle l’impronta di un autentico, antico racconto popolare in versi, come quelli narrati dai cantastorie. In questo caso il cantastorie fu Rimskij: egli introdusse ogni atto con una fanfara di fiati, così come i cantastorie russi scandivano lapriskazka(la narrazione dell’antefatto del racconto) per attirare l’attenzione dei passanti. Durante l’opera il tema della fanfara (di otto battute) è solamente enunciato; l’ultima volta viene invece sviluppato, così come la trama dell’opera è stata sviluppata e sta per giungere alla sua conclusione (quarto atto, introduzione orchestrale all’ultima scena). Mentre nelle opere di soggetto storico Rimskij-Korsakov non si lasciò tentare più di tanto dalla citazione di musiche popolari russe, nelle opere dalla trama mitologica o fantastica (per esempioLa fanciulla di neve, oltre alla stessaFavola dello zar Saltan) introdusse varie e autentiche canzoni popolari: per citare almeno un esempio, nel duetto delle sorelle di Militrissa confluiscono più canzoni popolari, fra cui tre sono tratte proprio dall’antologia curata nel 1877 dallo stesso Rimskij. Oltre alle melodie popolari, anche le armonie e i ritmi lasciano trasparire origini slave; la tessitura armonica ricorda in alcuni tratti l’antica polifonia russa, con frequenti cadenze plagali, e i diversi tempi asimmetrici si alternano a quelli più familiari: il coro del popolo in 5/8 nel primo atto, quello degli isolani in 5/2 – la cui melodia è tratta da un canto della liturgia ortodossa, nel secondo atto – e quello delle fanciulle in 7/4 nel quarto atto, oltre ad alcune melodie propriamente poliritmiche. Benché le parti vocali siano di un raro fascino, oltre che di ardua difficoltà tecnica (come il duetto amoroso di Guidon e della principessa-cigno, in cui entrambi i cantanti raggiungono il do acuto), sono state le parti strumentali a colpire maggiormente l’attenzione del pubblico, passando alla storia come un vero e proprio capolavoro di illustrazione musicale: dalla magia delle note che accompagnano l’apparizione della principessa-cigno mentre esce dalle acque del mare, illuminata dalla luce lunare nel secondo atto, al celeberrimo ‘Volo del calabrone’ (III,1), alla suite orchestrale che riprende queste e altre pagine dell’opera. Comunque, sia nella sezione strumentale sia in quella vocale si ritrova la grande fantasia di Rimskij-Korsakov, che riunì in un’opera ninne-nanne, canzoni popolari, filastrocche e quant’altro di variopinto folklore appartenesse alla storia russa; più tardi Stravinskij, scrivendoPetruška, si ricorderà dellaFavola dello zar Saltan, forse l’opera più vivacemente ‘colorata’ del suo maestro.La favolaè a tutt’oggi in repertorio anche in Occidente: nel 1988, prodotta dal Teatro alla Scala di Milano, è andata in scena con la regia di Luca Ronconi.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


Credits - Condizioni del servizio - Privacy - Press Room - Pubblicità