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Giacobino, Il
[Jakobin] Opera in tre atti di Marie Riegrová
Musica di Antonín Dvorák 1841-1904
Prima rappresentazione: Praga, Teatro Nazionale, 12 febbraio 1889

Personaggi
Vocalità
Adolf
Baritono
Benda
Tenore
Bohus
Baritono
Filip
Basso
il conte Vilém di Harasov
Basso
Jiri
Tenore
Julie
Soprano
Lotinka
Contralto
Terinka
Soprano
Note
Nell’ottobre 1881, quando Dvorák stava ancora lavorando agli abbozzi del quarto atto dell’‘opera storica’Dimitri(poi rappresentato a Praga, Teatro Cèco, 8 ottobre 1882, libretto di Marie Riegrová) cominciò a pensare a un’opera comica, sollecitato dal successo cheIl contadino furbo(un’opera comica in due atti su libretto di J.O. Veselý, Praga, Teatro Provvisorio, 27 gennaio 1878) composto qualche anno prima, aveva ottenuto agli inizi del mese. Chiese così alla ventisettenne Marie Riegrová di scrivere il libretto, ma passò comunque molto tempo prima che Dvorák cominciasse a comporreIl giacobino. Abbozzò il primo atto tra il novembre 1887 e il marzo 1888 e lo orchestrò entro giugno. Mentre scriveva, spesso chiedeva alla Riegrová di aggiungere qualche dettaglio e di modificarne altri: fu dietro sua espressa richiesta che la scrittrice inserì, ad esempio, nel primo atto, l’inno cantato dalla congregazione religiosa e il canto patriottico di Bohus. Nel settembre 1888, finita anche l’orchestrazione del secondo atto, cominciò il terzo e concluse l’opera a metà novembre. Ma nonostante il successo ottenuto alla prima rappresentazione, Dvorák e la sua librettista decisero di modificare sostanzialmenteIl giacobino, sostenuti e incoraggiati dal direttore del Teatro Nazionale di Praga, F.F. Subert. Maria Riegrová tagliò alcuni episodi (come la visita del conte a Benda) e riscrisse il terzo atto. Tra il febbraio e l’agosto del 1897 Dvorák compose il terzo atto e lo orchestrò, mentre le modifiche al primo atto e al secondo richiesero l’intervento del padre della Riegrová la quale, frattanto, era deceduta. La ‘prima’ di questa nuova versione delGiacobinovenne allestita al Teatro Nazionale di Praga il 19 giugno 1898, confermando che il genere operistico incentrato su tematiche nazionalistiche, ma dal carattere aperto ed europeo, era in grado di riscuotere un vasto successo: di radici nazionali e popolari sono intessuti i caratteri formali, la trama melodica e l’arco emotivo della vicenda.

Atto primo. In Boemia, all’epoca della rivoluzione francese. Il conte Vilem di Harasov ha ripudiato il figlio Bohus per le sue idee troppo liberali, preferendogli come erede il nipote Adolf. Durante una festa, Bohus, che ha portato la moglie Julie a conoscere il suo luogo natio, si nasconde tra la folla, sotto falsa identità. I due osservano la gente uscire dalla chiesa, tra cui il maestro di scuola Benda e sua figlia Terinka, corteggiata sia dal vecchio e arrogante margravio Filip, sia dalla giovane guardia forestale Jiri, che ricambia l’amore della giovane. Jiri, spinto dalla gelosia, intona una canzone sarcastica rivolto a Filip. Bohus e Jiulie, che si spacciano per artisti e vengono perciò guardati con diffidenza dalla popolazione, sentono parlare dell’‘avventato’ figlio del conte. Nel frattempo, giunge il conte in compagnia dell’erede Adolf.

Atto secondo. Bohus e Jiulie si sono nascosti nella scuola dove Benda sta provando con il coro, i ragazzi e i solisti (Terinka e Jiri) l’esecuzione di una cantata festiva. Filip, che è giunto per corteggiare Terinka, minaccia violentemente Jiri, ed è assoldato da Adolf affinché catturi i due estranei, con la promessa di ottenere in cambio una brillante posizione come ufficiale. Bohus esce dal nascondiglio per smascherare l’intrigo, ma viene arrestato.

Atto terzo. Mentre Bohus e Jiri sono scortati verso la prigione, Benda e Julie, aiutati dalla custode Lotinka che possiede le chiavi, entrano nel castello del conte, che non vuole saperne di perdonare il figlio. Jiulie intona un vecchio motivo che la contessa era solita cantare per addormentare Bohus. Commosso da questa ninna-nanna, il conte si decide ad ascoltare la ragazza, che può così convincerlo del fatto che tutti i malintesi famigliari siano stati provocati dal perfido Adolfo. Il conte, persuaso, libera i prigionieri e, dopo essersi riconciliato con il figlio, benedice anche l’unione tra Terinka e Jiri.

Come nelle sue due opere comiche precedenti,Il re e il carbonaio(1871; rappresentata solo nel 1929, al Teatro Nazionale di Praga) e soprattuttoIl contadino furbo, nelGiacobinoDvorák piega la sua spontanea vena melodica alla duttilità dell’ironia e del sorriso. Lontano dall’imponenza dagrand-opéradelle sue opere eroiche e tragiche, l’evocazione naturalistica e l’autentica simpatia per i sentimenti popolari acquistano una morbidezza drammaturgica tutta particolare. Si avverte l’influenza di Smetana e talvolta di Musorgskij, ma colpisce soprattutto l’acutezza di introspezione psicologica da cui sono pervase le melodie. La freschezza della cantabilità lirica, infatti, è qui l’elemento strutturale primario, intorno al quale si articola la scansione narrativa; ciò deriva anche dallo stretto contatto tra il compositore e la librettista, che spesso aggiungeva episodi e frasi o modificava la scansione ritmica del testo per adeguarsi a melodie e idee musicali già abbozzate da Dvorák.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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