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PĂȘcheurs de perles, Les
(I pescatori di perle) Opéra-lyrique in tre atti di EugÚne Cormon e Michel Carré
Musica di Georges Bizet 1838-1875
Prima rappresentazione: Parigi, Théùtre Lyrique, 30 settembre 1863

Personaggi
Vocalità
LĂ©ila
Soprano
Nadir
Tenore
Nourabad
Basso
Zurga
Baritono
Note
È banale consuetudine sottolineare come solo conCarmenGeorges Bizet raggiunga la piena maturitĂ  espressiva, relegando al ruolo di piacevoli – se non ingenui – esperimenti tutte le opere che l’hanno preceduta. Opinione rispettabile, ma non di meno arbitraria; Ăš vero che l’importanza storica, musicale ed estetica diCarmenrappresenta ununicumnella produzione di Bizet (e nella storia del melodramma in generale), ma non si puĂČ negare che anche iPĂȘcheurs de perlesposseggano una dignitĂ  artistica peculiare e specialissima. L’Oriente, cosĂŹ spesso vagheggiato in quello scorcio di secolo, soprattutto in Francia (si suole indicare nell’ode sinfonicaLe desertdi FĂ©licien David, 1844, il capostipite del genere), fa da sfondo, fascinoso e avvolgente, a una banale storia d’amore, in cui il classico triangolo acquista tinte inusitate: poichĂ© se Ăš vero che Nadir ama appassionatamente LĂ©ila, Ăš pur vero che nutre un affetto incondizionato per Zurga; e se quest’ultimo soffre per i morsi della gelosia, non ci fa chiaramente capire chi ne sia effettivamente la causa. Illuminanti in questo senso il suo recitativo e aria del terzo atto “L’orage s’est calmĂ©â€; piĂč modestamente, LĂ©ila si limita ad amare uno solo dei due.

Atto primo. A Ceylon. I pescatori danzano sulla spiaggia, in attesa di eleggere il loro nuovo capo; la scelta cade su Zurga, che con gravitĂ  accetta il compito. Giunge improvvisamente, dopo molti anni di assenza, Nadir (“Des savanes et des fĂŽrets”), grande amico di Zurga. I due si erano separati poichĂ©, durante un viaggio a Kandy, la cittĂ  capitale dell’isola, la visione di una giovane sacerdotessa del tempio di Brahma aveva turbato la loro amicizia; ora che si sono ricongiunti, si promettono eterna fedeltĂ  (“Au fond du temple saint”). Fra le esclamazioni della folla, approda alla spiaggia una barca: conduce la fanciulla, scelta fra altre vergini, che con le sue preghiere dovrĂ  vegliare e proteggere il lavoro dei pescatori; la donna Ăš LĂ©ila, la sacerdotessa di Kandy.

Atto secondo. È notte. Il gran sacerdote Nourabad ricorda a LĂ©ila il suo ruolo e il suo voto di castitĂ ; la donna si dichiara pronta a rispettarlo e racconta come anni prima, pur di salvare la vita a un fuggiasco, fosse stata pronta a sacrificare la propria. Rimasta sola, LĂ©ila viene raggiunta da Nadir, che l’ha riconosciuta; fra i due vi Ăš un tenero scambio di frasi amorose (“Ton coeur n’a pas compris le mien!”) bruscamente interrotte da Nourabad che, furente, li denuncia a Zurga e agli altri pescatori.

Atto terzo. Zurga Ăš ora infelice e disperato: Nadir ha tradito ancora una volta la loro amicizia ed egli deve condannarlo a morte. Viene condotta LĂ©ila, che invano tenta di scagionare l’amato; Zurga, al colmo dell’inquietudine, la riconosce: Ăš lei la donna che l’ha aiutato quando, fuggiasco, aveva rischiato morte certa. Per salvare i due giovani Zurga decide di incendiare il villaggio e, mentre il popolo e i sacerdoti fuggono terrorizzati, aiuta i due a salire su una barca, contemplando poi, solo e sconsolato, la loro fuga.

Al di lĂ  dell’intreccio amoroso, della convenzionalitĂ  e della banalitĂ  di certi passaggi,Les PĂȘcheurs de perlesrestano un palcoscenico ideale per cantanti dalla eccezionale caratura vocale; in particolare il ruolo di Nadir, tutto giocato sul registro acuto, che il sapiente uso dei cosiddetti ‘suoni misti’ (l’incisione di Gigli della celebre “Je crois entendre encore” Ăš esempio probante) puĂČ rendere penetrantissimo e giustamente esotico, Ăš occasione di inarrivabili trionfi per un cantante in grado di padroneggiarlo con sicurezza. Tra le pagine dell’opera particolare risalto hanno i duetti dei protagonisti: quello del primo atto di Nadir e Zurga “Au fond du temple saint”, purtroppo piĂč volte rimaneggiato (non sempre con esiti felici) dopo la morte dell’autore, e soprattutto quello del secondo di Nadir e LĂ©ila; quest’ultimo, con le sue languide e insinuanti tinte orchestrali, per certi aspetti anticipa soluzioni utilizzate poi inCarmen. Quanto a languore e sensualitĂ , inarrivabile Ăš anche la coda orchestrale del bel coro “Brahma, divin Brahma”, preludio, con la sua atmosfera notturna e misteriosa, all’incantevole aria di Nadir, vago soliloquio alla luce delle stelle; in risalto anche le pagine corali, soprattutto quelle che aprono l’opera con la loro particolare sottolineatura ritmica e l’uso, anche se un poco ingenuo, dei Leitmotive.Les PĂȘcheurssono inoltre un esempio lampante di quanto perniciosi possano essere certi rimaneggiamenti e aggiustamenti della partitura originale. Il finale dell’opera, infatti, scomparso Bizet parve ai contemporanei non abbastanza grandioso e non sufficientemente drammatico; si provvide a modificarlo, aggiungendovi un brutto terzetto e condannando di volta in volta il povero Zurga a perire tra le fiamme o a essere pugnalato dai sacerdoti, laddove l’autore aveva preferito un finale piĂč aperto e sospeso, con Zurga lasciato in vita a contemplare, malinconico, la felicitĂ  dei due amanti in fuga. Fortunatamente, nelle ultime rappresentazioni e incisioni discografiche si Ăš preferito tornare al finale originale. Opera intimamente francese, certo, ma anche opera italiana, se Ăš vero che in Francia, dopo le prime rappresentazioni del 1863, la partitura di Bizet venne quasi dimenticata e fu necessaria la mediazione dell’impresario Sonzogno il quale, durante l’Esposizione universale di Parigi del 1889, presentĂČ, fra le altre, un’opera intitolataI pescatori di perle, con grande sorpresa e, si immagina, imbarazzo dei francesi. È anche il caso di ricordare, oltre alla giĂ  citata interpretazione di Gigli, quanto taluni grandissimi tenori italiani (De Lucia, Caruso, Tagliavini, solo per citare i piĂč celebri) abbiano contribuito alla fama del ruolo di Nadir.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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