Senza voler eccedere in interpretazioni di carattere sociologico, è indubbio che nel XVII secolo la musica acquisì in Francia particolari funzioni di carattere politico e sociale e, con il consolidarsi del potere di Luigi XIV e la creazione delle accademie, divenne un’arma potente nelle mani del sovrano. Nella
tragédie en musique, che grazie al suo carattere spettacolare si era imposta ben presto come principale forma di intrattenimento della corte e dei parigini, il Re Sole veniva celebrato soprattutto nei prologhi, che facevano riferimento alle sue virtù eroiche e offrivano un’interpretazione dei più recenti eventi del regno. Nel caso di
Théséeil prologo non ricorre ad allegorie ed è un encomio esplicito del monarca: gli Amori, le Grazie, i Piaceri e i Giochi lasciano i giardini del castello di Versailles perché il re è sempre lontano, impegnato a inseguire la Gloria e la Vittoria sui campi di battaglia. Venere li richiama e Marte annuncia una pausa nei combattimenti; Cerere e Bacco rendono onore al re vincitore mescolando canti di vittoria a dolci canzoni d’amore. Grazie ai
Memoirsdel duca di Saint-Simon sappiamo che Luigi XIV non era infastidito da queste adulazioni, tant’è che in privato canticchiava i brani dei prologhi in cui lo si lodava maggiormente. Analogo compiacimento doveva provare per
Thésée, dove si suggerisce l’identificazione tra la figura ideale del protagonista e il re di Francia: Teseo, valoroso condottiero, ama riamato la principessa Egle; questa però è anche oggetto dell’amore del re Egeo, che vuole sposarla pur avendo già dato la sua parola a Medea. La maga è invece innamorata di Teseo, e per averlo scatena i suoi poteri soprannaturali: Egle viene trasportata in un deserto, dove subisce i tormenti di esseri infernali, e poi su un’isola incantata. Non riuscendo a trionfare sull’amore dei due giovani, Medea finge di approvare la loro unione e convince Egeo ad avvelenare Teseo perché può essere per lui un pericoloso rivale; il re, però, vedendo la spada di Teseo riconosce in lui il proprio figlio, cresciuto in una terra lontana. La vendetta di Medea, che cerca di incendiare il palazzo, viene annullata dall’intervento celeste di Minerva. La vicenda principale è accompagnata da un intreccio parallelo con Cleone, Arcas e Dorina, rispettivamente confidenti di Egle, Egeo e Medea.
L’argomento dellatragédieconsentiva di impiegare una grande varietà di macchine, ricche scene e costumi; di particolare importanza il ruolo del coro, a partire dall’evocazione della battaglia tra gli ateniesi e i ribelli con l’iterazione del coro dei guerrieri fuori scena nel primo atto. Il personaggio di Medea, che anticipa quello di Armida dellatragédieomonima, porta con sé la dimensione del sovrannaturale, con le apparizioni infernali nel terzo atto e il momento della vendetta nel quinto, quando la maga appare su un carro trainato dai demoni e le vivande si trasformano in animali feroci. Anche a giudicare dal numero di brani solistici, è Medea la vera protagonista dellatragédie, con i celebri monologhi “Doux repos”, “Dépit mortel”, “Sortez, ombres” e “Ah, faut-il me venger”, mentre il personaggio di Teseo ha un rilievo minore. Tra letragédiesdi Lully,Théséeè quella che rimase più a lungo nel repertorio dell’Académie royale de musique: venne ripresa, sia pure con successive modifiche, fino al 1779.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi