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King Priam
Opera in tre atti proprio
Musica di Michael Tippett 1905-
Prima rappresentazione: Coventry, Belgrade Theatre, 29 maggio 1962

Personaggi
Vocalità
Achilles
Tenore
Andromache
Soprano
Hector
Baritono
Hecuba
Soprano
Helen
Mezzosoprano
Hermes
Tenore
Nurse
Mezzosoprano
Paris
Patroclus
Baritono
Priam
Basso
un vecchio
Basso
una giovane guardia
Tenore
Note
Composta a distanza di dieci anni daThe Midsummer Marriage, la seconda opera di Tippett rovescia in modo piuttosto radicale le premesse drammaturgiche della prima. Nata dalle riflessioni del compositore inglese sulla tragedia antica, stimolate in particolare dal libro di Lucien GoldmannLe dieu caché, King Priamè un’opera influenzata dallo stile del teatro epico, in particolare da quello di Brecht. Tippett, su consiglio del regista Peter Brook, scelse questa volta un materiale mitologico familiare al pubblico, anziché ricrearne uno del tutto personale come aveva fatto nelMidsummer Marriage. Prese dunque in considerazione l’Iliadecome base di lavoro, concentrando l’attenzione sul dramma famigliare del re troiano Priamo, diviso tra il senso di responsabilità verso il suo popolo, principio incarnato dall’eroico figlio Ettore, e l’amore per l’altro figlio Paride che, seguendo il proprio impulso passionale, ha messo in discussione la propria vita e quella dello stesso Priamo, come un vaticinio aveva predetto al momento della sua nascita. Allo stesso modo, si ripartiscono scelte e destini anche i tre personaggi femminili: la madre Ecuba e la moglie di Ettore Andromaca da una parte, e la figlia di Zeus, Elena, dall’altra. La divisione nella famiglia reale troiana è inevitabile: all’inizio del secondo atto Ettore e Paride litigano aspramente, e simmetricamente all’inizio del terzo Andromaca e Ecuba sfogano la propria inquietudine contro Elena che, in uno dei rari momenti in cui si esprime (“Let her rave”), rivendica la sua natura divina. Strumento del compimento del fato diviene il campione del campo greco, Achille, che, uccidendo Ettore per vendicare l’amico Patroclo, innesca il meccanismo ineluttabile della tragica vicenda. I due nemici, Priamo e Achille, si incontrano per lo scambio dei corpi nella scena più umanamente toccante dell’opera (III,3), e, consapevoli del loro stesso destino, brindano alle proprie morti, che avverranno l’una per mano di Paride e l’altra per quella del figlio di Achille, Neottolemo.

Il motivo tragico a cui Tippett desiderava dare corpo è il contrasto tra le azioni che la natura di ciascun personaggio porta a compiere e le conseguenze inevitabili che da esse discendono, chiudendo così lo spazio a ogni libera scelta dell’uomo. Tippett ha isolato l’azione in una sequenza di scene staccate, ripartite nei tre atti dell’opera, limitando la materia omerica strettamente al tema che si era prefissato. Sul modello della tragedia antica, le scene sono collegate da interludi in cui il coro e i personaggi secondari commentano l’azione e narrano i fatti esterni. Già dalla fanfara guerresca e dai lamenti del coro nel preludio, la musica diKing Priamentra nel merito della vicenda con brusca immediatezza. Il nuovo stile di Tippett procede per gesti essenziali e forti, le idee musicali si scontrano sovrapponendosi piuttosto che espandersi nello sviluppo. Da questo apparente disordine, la mano dell’autore traccia strutture musicali di ampio respiro, in cui si bilanciano i contrastanti sentimenti, accuratamente ritoccati dal sostegno delle singole sezioni strumentali, che danno all’orchestra colori netti e trasparenti. Una novità è anche il frequente impiego del monologo, in cui sono racchiuse le espressioni più riuscite dei sentimenti dei personaggi, dal dolente lirismo con cui esordisce Priamo (“A father and a king”) al nostalgico canto melismatico di Achille (“O rich soiled land”), al fatalismo affascinante di Elena (“I Helen am untouched”).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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