Nel panorama operistico di fine settecento e dei primi anni del secolo successivo, notevole successo ebbe un nuovo genere, detto semiserio, che prendeva le mosse dal
mélodramefrancese e da una particolare tipologia drammaturgica postrivoluzionaria, la
pièce à sauvetage; come dice il termine stesso, questo tipo di soggetto prevedeva il salvataggio di uno dei protagonisti, in genere ingiustamente incarcerato. Il libretto di Bouilly, ispirato a un fatto di cronaca, rappresenta per molti versi la quintessenza della
pièce à sauvetage; non a caso su di esso sono basate ben quattro opere: oltre a quelle di Pierre Gaveaux (Parigi 1798) e Paër,
L’amor coniugaledi Mayr e, naturalmente, il
Fideliodi Beethoven, entrambe rappresentate per la prima volta nel 1805.
La vicenda è imperniata sul personaggio di Leonora, che per salvare il marito Florestano, imprigionato dal suo nemico Pizzarro, si traveste da uomo e, con il nome di Fedele, riesce a farsi assumere dal guardiano dal carcere, Rocco. Pizzarro, venuto a sapere dell’imminente arrivo del suo superiore Fernando, amico di Florestano, ordina a Rocco di preparare l’esecuzione del prigioniero. Leonora ottiene di accompagnare Rocco nel sotterraneo in cui è imprigionato il suo sposo: all’arrivo di Pizzarro Leonora svela la sua vera identità e, sfoderata una pistola, lo mette in fuga fino all’arrivo di Fernando.
La prima rappresentazione diLeonora, nella quale la moglie del compositore, il celebre soprano Francesca Riccardi, sosteneva il ruolo della protagonista, riscosse un grande successo. Le notevolissime qualità della partitura attirarono anche l’attenzione di Beethoven: in effetti, diversi e per molti aspetti sorprendenti sono i paralleli traLeonoraeFidelio(distribuzione vocale, collocazione e tipologia compositiva di alcuni brani, scelte di orchestrazione e addirittura, nel terzetto fra Leonora, Florestano e Rocco, il medesimo ambiente tonale); non a caso una copia della partitura di Paër fu rinvenuta fra le carte di Beethoven dopo la sua morte. Non si deve però guardare aLeonoracon curiosità soltanto per i suoi rapporti conFidelio, ma soprattutto per la riuscita caratterizzazione dei personaggi, la freschezza dell’invenzione melodica, la ricchezza e la varietà di una scrittura orchestrale sempre finemente calibrata sulle diverse situazioni drammaturgiche; fra i momenti più alti, la grande scena di Florestano, che apre il secondo atto (“Ciel, che profonda oscurità tiranna!”), e la successiva fra i due sposi ritrovati e Rocco (“Come fa freddo in questo sotterraneo”). La vitalità diLeonora, che costituisce sicuramente uno degli esiti più alti del genere semiserio, è stata confermata da alcune recenti riprese, nonché da una pregevole incisione discografica.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi