Maria di Rohan
o Il conte di Chalais Melodramma tragico in tre atti di Salvatore Cammarano, dal dramma Un Duel sous le Cardinal de Richelieu di Lockroy [Joseph-Philippe Simon] e Edmond Badon
Musica di Gaetano Donizetti 1797-1848
Prima rappresentazione: Vienna, Teatro di Porta Carinzia, 5 giugno 1843

Personaggi
Vocalità
Armando di Gondì
Tenore
Aubry
Tenore
De Fiesque
Basso
Enrico
Baritono
il visconte di Suze
Basso
Maria
Soprano
Riccardo
Tenore
un famigliare di Chevreuse
Basso
Note
Donizetti aveva già abbozzato l’opera (inizialmente intitolataUn duello sotto Richelieu) a grandi linee a Parigi, nel dicembre 1842, mentre portava a termineDon Pasquale; da una lettera del musicista si desume che la composizione fu ultimata il 13 febbraio dell’anno successivo. Donizetti attraversava un periodo di intensa attività compositiva, forse consapevole dell’inesorabile aggravarsi delle proprie condizioni di salute; la ‘prima’ ebbe luogo sotto la sua direzione e registrò un convincente successo (furono apprezzati soprattutto l’ouverture e il terzetto finale). L’opera convinse essenzialmente per le sue qualità drammatiche, eloquentemente rilevate dagli interpreti principali: Eugenia Tadolini (Maria), Carlo Guasco (Riccardo) e Giorgio Ronconi (Enrico); quest’ultimo venne apprezzato in modo particolare, soprattutto nel finale.

Atto primo. Maria è sposa al duca di Chevreuse, ma i suoi sentimenti per il conte di Chalais, un tempo suo amante, non sono mutati. Chevreuse, secondo la legge di Richelieu, è condannato a morte per avere sostenuto un duello, ma Chalais, pregato da Maria, ottiene per lui la grazia, senza sapere che il duca è suo rivale. Rimasta sola, la donna dà sfogo alla sua disperazione (“Cupa, fatal mestizia”). Chalais sfida a duello Gondì, che aveva messo in dubbio la fedeltà di Maria, ma apprende anche che la donna è sposata (“Se ancora m’è dato stringerti”); la notizia che il re lo ha nominato primo ministro, destituendo Richelieu, non può vincere la sua amarezza.

Atto secondo. Il conte è pronto a battersi; prima di partire consegna a Aubry una lettera per Maria, nel caso dovesse cadere in duello (“Alma soave e cara”). Sopraggiunge la donna, che si rivolge al conte scongiurandolo di non battersi e di allontanarsi per sfuggire alla vendetta di Richelieu, tornato in auge. L’arrivo di Chevreuse tronca bruscamente il colloquio; questi, che in segno di amicizia e di riconoscenza si è offerto di accompagnare il conte al duello, lo esorta a non indugiare e si allontana. Rimasto solo, Chalais ha un nuovo incontro con Maria che, riaffermando i suoi sentimenti di un tempo, lo scongiura ancora una volta di fuggire. Il conte esita, ma la notizia che Chevreuse, non vedendolo, si sta battendo al posto suo con Gondì, ha la meglio sulle preghiere della donna.

Atto terzo. Tornato al potere, Richelieu, deciso a vendicarsi, ordina una perquisizione in casa di Chalais, e fa recapitare a Chevreuse il biglietto che il conte aveva inviato a Maria. Avvertito da Aubry, Chalais si allontana, cercando di rassicurare la donna; rimasta sola, Maria supplica Dio di porre fine al suo dolore (“Havvi un Dio che in sua clemenza”). Giunge Cheuvreuse: mentre egli affronta la moglie con sarcasmo (“So per prova il tuo bel core”) ritorna Chalais, deciso a battersi. Intanto le guardie di Richelieu sono già entrate nel palazzo di Cheuvreuse; questi si è nel frattempo allontanato con il rivale, lasciando sola Maria svenuta. Entrate le guardie, si odono due detonazioni: Chevreuse compare stravolto e spiega ai presenti che il conte si è ucciso per non cadere nelle mani del carnefice; quindi leva il dito accusatore sull’infelice Maria.

Per il Théâtre Italien Donizetti preparò una nuova versione, arricchita di due nuove arie, nella quale la parte di Armando fu portata dal registro di tenore a quello di contralto (il ruolo fu poi interpretatoen travestida Marietta Brambilla). Con la rappresentazione di Parma (1º maggio 1844)Maria di Rohanapprodò in Italia dove, da allora, è stata oggetto soltanto di sporadica considerazione; nel nostro secolo è stata riallestita a Bergamo nel 1957 e alla Scala nel 1969, oltre che all’estero (a Londra e a New York, dove è apparsa in forma di concerto).Maria di Rohansegna forse il punto più alto di maturazione nell’itinerario poetico di Donizetti; con quest’opera il musicista approfondì la propria visione drammatica, a scapito di quella puramente lirica e belcantistica, facendo delle arie di sortita un vero e proprio studio di carattere e privilegiando i duetti e i pezzi d’assieme in luogo degli episodi solistici (ricordiamo, tra i momenti di maggior rilievo, l’aria di Maria “Cupa, fatal mestizia” e il duetto con Chevreuse “So per prova il tuo bel core”). In questo senso, l’apporto di cantanti dalle doti interpretative così spiccate come Ronconi e la Tadolini ebbe un ruolo di primo piano.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi