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Assassinio nella cattedrale
Tragedia in due atti e un intermezzo proprio, da Thomas Stearns Eliot
Musica di Ildebrando Pizzetti 1880-1968
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 1º marzo 1958

Personaggi
Vocalità
I cavaliere del re
Tenore
I corifea
Soprano
I sacerdote della cattedrale
Tenore
I tentatore
Tenore
II cavaliere del re
Baritono
II corifea
Mezzosoprano
II sacerdote della cattedrale
Basso
II tentatore
Baritono
III cavaliere del re
Baritono
III sacerdote della cattedrale
Basso
III tentatore
Basso
IV cavaliere del re
Basso
IV tentatore
Basso
l’arcivescovo Tommaso Becket
Basso
un araldo
Tenore
Note
Il tema di un amore universale, di chiara matrice religiosa, costituisce il filo conduttore di diversi titoli teatrali di Pizzetti, e appare rivestirsi di un’aura di superiore purificazione in quest’opera dell’anziano compositore. È lo stesso modello letterario a contenere diversi elementi cari alla sua poetica, a cominciare dalla figura del protagonista assoluto. Tommaso Becket è uomo tormentato da dilemmi morali, in dissidio con se stesso e pervaso di scetticismo. Su di lui ricade ogni attenzione scenica, mentre una configurazione ‘corale’ caratterizza gli interventi degli altri personaggi. La ricchezza dei contenuti simbolici, calata in un’atmosfera intrisa di misticismo religioso, favorisce il carattere più poetico che drammatico del lavoro teatrale di Eliot, cifra condivisa dalla lettura di Pizzetti.

Atto primo.Quadro primo. Piazza fra la cattedrale e la sede dell’arcivescovado, 2 dicembre 1170. Canterbury attende il ritorno e la reintegrazione a capo della diocesi di Tommaso Becket, reduce da sette anni di esilio trascorsi in Francia. Un tempo cancelliere e amico del re, ne è diventato fiero avversario in seguito alla nomina ad arcivescovo. La sua riabilitazione è desiderata dai fedeli nonostante il timore per le conseguenze che potrebbero venire scatenate dall’ira del re. L’accoglienza calorosa della gente saluta infine l’ingresso di Tommaso nell’arcivescovado.Quadro secondo. Nello studio dell’arcivescovo. Tommaso riceve la visita di quattro tentatori che intendono metterlo alla prova stimolando in lui vecchie e nuove ambizioni. Il primo fa leva sui piaceri terreni che potrebbero seguire a una rinnovata amicizia nei confronti del re, il secondo sui privilegi connessi a un ritorno al ruolo di consigliere del sovrano, il terzo suggerisce invece la possibilità di un patto con il feudatario, ostile al suo signore. Se riesce facile a Tommaso respingere queste prime tre tentazioni, la quarta, quella del martirio, esercita su di lui un profondo turbamento: egli cerca conforto e fermezza nella preghiera.

Intermezzo. Nella cattedrale, messa mattutina del giorno di Natale. Nell’omelia Becket comunica ai fedeli il suo desiderio di sottomissione al volere di Dio, unica fonte di vera libertà.

Atto secondo. Piazza fra la cattedrale e la sede dell’arcivescovado, 29 dicembre. La mancanza di pace è rimpianta dalle donne di Canterbury. Quattro cavalieri chiedono udienza all’arcivescovo. Ammessi in sua presenza, lo accusano di aver tradito il re e assumono un atteggiamento minaccioso alla sua dichiarazione di non essere al servizio di altri che di Dio. Dopo la partenza dei cavalieri, i sacerdoti invitano Tommaso a celebrare i vespri. Il loro tentativo di sbarrare le porte della cattedrale, nel presentimento della catastrofe, fallisce. I cavalieri riescono così a irrompere e uccidere Tommaso, dopo il suo rinnovato rifiuto a far atto di sottomissione. Fra i fedeli si eleva un coro di lode per il nuovo martire, mentre gli assassini giustificano il loro atto come necessità storica.

Pilastro dello stile di Pizzetti è un genere di declamazione che spesso allude al profilo melodico del canto gregoriano, e quindi dalle spiccate inflessioni modali. Assai presente anche in quest’opera, tale stile vocale raggiunge in più punti un alto grado di rarefatta purezza, che accentua la staticità dell’intreccio. Come avviene in una ‘sacra rappresentazione’, in fondo, e dunque non solo per effetto di quelle suggestioni arcaiche tanto care al compositore, ma anche in virtù di un accostamento tra arte e religiosità, nella convinzione che la religione sia uno spazio privilegiato dell’esperienza umana cui l’arte ‘deve’ attingere con profitto. Con perfetta coerenza stilistica si inseriscono in tale contesto le sezioni corali (che assommano i solisti oppure le masse), incarnazione degli interlocutori dell’unico ‘personaggio’, e luogo deputato a momenti di scrittura polifonica. La presenza delle corifee a guida dei cori femminili e la veste di coreuti assunta dai sacerdoti segnala inoltre un rapporto con lo spirito del teatro greco, ma tali figure mantengono nell’opera di Pizzetti un ruolo subordinato, senza conseguire pari dignità con l’arcivescovo. Il tema centrale del conflitto tra l’autorità ecclesiastica e il potere temporale è tutto vissuto nella coscienza di Tommaso, che si presenta in scena consapevole del suo destino fin dall’inizio. ‘Sa’ di andare incontro alla morte – in quanto elemento di disturbo dell’ordine politico imposto – e morirà come uomo che non ha saputo superare la quarta tentazione, la vocazione al martirio. Una consapevolezza resa sulla scena in modo esplicito, con il balenare dell’ombra del quarto tentatore davanti a Tommaso nel momento dell’assassinio.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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