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ZazĂ 
Commedia lirica in quattro atti proprio, dalla commedia omonima di Pierre-Samuel Berton e Charles Simon
Musica di Ruggero Leoncavallo 1857-1919
Prima rappresentazione: Milano, Teatro Lirico, 10 novembre 1900

Personaggi
Vocalità
Anaide
Mezzosoprano
Augusto
Bussy
Cascart
Baritono
Claretta
Courtois
due ballerine spagnole
due ballerini spagnoli
due cantanti in costume
due clown
due macchinisti
due sarte del concerto
Floriana
il pompiere
la signora Dufresne
Lartigon Duclou
Malardot
Marco
Michelin
Milio Dufresne
Tenore
Natalia
Simona
Totò
un cantante vestito da soldato
un servo di scena
ZazĂ 
Soprano
Note
Durante il periodo della sua permanenza a Parigi, Leoncavallo aveva frequentato i caffè-concerto e aveva fatto anche il pianista accompagnatore: naturale che il soggetto di Berton e Simon (l’attore che era stato il primo Scarpia nellaToscadi Sardou, accanto a Sarah Bernhardt) lo avesse affascinato.

Atto primo. Zazà è lasoubrettedel caffè-concerto dell’Alcazar a St-Etienne. A lanciarla è stato Cascart: prima la ragazza viveva miseramente con la madre Anaide, un’ex artista sempre ubriaca. Cascart è innamorato della ragazza; lei gli è riconoscente, ma ama Milio Dufresne.

Atto secondo. Zazà, che da tre mesi è l’amante di Milio, è preoccupata a causa dell’annunciata partenza di lui per l’America. Arriva però Cascart, che le racconta di aver visto Milio a Parigi, in compagnia di una donna elegante. Zazà teme che l’uomo abbia un’amante e parte per la capitale.

Atto terzo. A Parigi. Milio è sposato e ha una figlia: con dolore ha deciso di lasciare Zazà e partire con la famiglia per l’America. Milio esce di casa con la moglie, quando arriva Zazà, che fa credere al maggiordomo di essere attesa dalla padrona di casa. Lasoubrettescopre che Milio è sposato e conosce anche sua figlia, Totò. Distrutta dal dolore, si allontana piangendo.

Atto quarto. Zazà confida a Cascart (“Zazà, piccola zingara”) di voler ricominciare a cantare, ora che la sua storia d’amore è finita. Prima però vuol dire addio a Milio. All’uomo, all’oscuro di quanto sia successo, Zazà confessa di sapere tutto e gli fa credere di aver raccontato alla moglie la verità su loro due. La reazione di Dufresne è violenta: la insulta pesantemente dichiarando tutto il suo amore per la moglie. A Zazà è ormai chiaro che per Milio la famiglia è la cosa più importante. Allora spiega a Milio che non è successo niente, che la moglie è all’oscuro della loro relazione. E anche se l’uomo vorrebbe riavvicinarsi ella lo scaccia. Rimasta sola, Zazà piange sulla sua solitudine.

Il mondo del teatro visto da dietro le quinte, il ruolo dell’attore costretto a recitare nonostante i propri problemi personali: sono temi che Leoncavallo aveva già sviscerato inPagliacci, e che qui ritornano, seppure in un’ottica meno tragica. Ma al compositore piace mescolare le carte utilizzando temi da caffè-concerto, parodie rossiniane, romanze da salotto, stilemi operettistici. Tanti, forse troppi, sono i personaggi che affollano i camerini e il palcoscenico dell’Alcazar: su tutti domina la figura della protagonista, di cui l’opera delinea un vero e proprio ritratto psicologico. Con «energia disperata» (come prescriveva il compositore), Zazà nel terzo atto declama la sua disperazione e l’amara constatazione dell’impossibilità del suo amore: in stridente contrasto, per sottolineare ancora di più la distanza tra il suo mondo, quello del caffè-concerto, e quello di Milio, un salotto borghese, la piccola Totò suona al pianoforte un’Ave Maria di Cherubini.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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