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Amelia al ballo
(Amelia Goes to the Ball) Opera buffa in un atto proprio
Musica di Gian Carlo Menotti 1911-
Prima rappresentazione: Filadelfia, Academy of Music, 1º aprile 1937

Personaggi
Vocalità
Amelia
Soprano
due cameriere
Mezzosoprano
il commissario di polizia
Basso
il marito
Baritono
l’amante
Tenore
l’amica
Contralto
Note
Primo grande successo della carriera operistica statunitense di Menotti, l’opera venne scritta durante il soggiorno viennese del 1936 compiuto dal giovane compositore con l’amico Samuel Barber, e ultimata l’anno successivo negli Stati Uniti. Subito ripresa in diversi teatri americani e quindi europei (la ‘prima’ europea ebbe luogo a San Remo, Teatro Municipale, 4 aprile 1938), fu scritta originariamente in italiano, e quindi tradotta in inglese da Georg Mead, a differenza di quanto avvenne per i suoi successivi lavori.

In una imprecisata grande città europea del primo Novecento, Amelia si sta preparando per partecipare al ballo inaugurale della stagione. Quando suo marito scopre un’anonima lettera d’amore indirizzata a lei e intende a ogni costo conoscere il nome dell’amante, Amelia si dice disposta a confessarlo, ma alla sola condizione di esser poi accompagnata al ballo. La rivelazione – si tratta del vicino del piano di sopra – scatena però l’ira del marito che, armato di pistola, esce repentinamente di casa con la ferma intenzione di farsi giustizia da sé. Avvertito provvidenzialmente da Amelia, l’amante riesce ad accedere da una finestra all’appartamento di lei dopo essersi calato con una corda dal proprio balcone. Viene comunque scoperto dal marito al suo rientro. Fortunatamente la pistola fa cilecca e i due uomini avviano una conversazione sulle probabili ragioni della loro attuale situazione. Amelia, non riuscendo a ottenere soddisfazione della precedente promessa, finisce per tramortire il marito lanciandogli un vaso. In preda al panico, spaventata, invoca aiuto. All’arrivo della polizia incolpa però dell’accaduto l’attonito amante e riesce finalmente a perseguire il suo scopo: andare al ballo. Naturalmente dopo essersi fatta invitare, con galanteria, dal commissario.

Amelia al balloè un’opera di impianto e di linguaggio tradizionali – numeri chiusi collegati da recitativi accompagnati, scrittura tonale – manipolati tuttavia con sottile ironia per assecondare l’intento satirico della trama. Al centro della vicenda vi è infatti il ritratto di una giovane donna, immersa nel lusso e annoiata, desiderosa solo di poter partecipare a ogni ballo ‘importante’, colta in una situazione che sottolinea i vizi di quella società borghese e snob che Menotti aveva avuto modo di conoscere proprio a Vienna. Il classico triangolo (lei, il marito, l’amante) funge qui più da sfondo che da cuore della vicenda e la resa musicale, spesso caricaturale nelle figure maschili, non disdegna qualche pennellata dissonante. In primo piano non vi è che Amelia, o meglio la sua idea fissa, perseguita con una caparbietà ai limiti della patologia.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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