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Freunde von Salamanka, Die
D 326 (Gli amici di Salamanca) Singspiel in due atti di Johann Mayrhofer
Musica di Franz Schubert 1797-1828
Prima rappresentazione: Halle, 6 maggio 1928

Personaggi
Vocalità
Alonso
Tenore
Der Alkade
Basso
Diego
Baritono
Erster soldat
Baritono
Eusebia
Soprano
Fidelio
Tenore
Graf Tormes
Tenore
Gräfin Olivia
Soprano
Laura
Mezzosoprano
Manuel
Basso
Xilo
Basso
Zweite soldat
Baritono
Note
È il 1815 quando Schubert (1797-1828) compone Die Freunde von Salamanka (Gli amici di Salamanca), l’anno in cui Rossini comincia la sua gloriosa stagione napoletana mentre Beethoven ha appena messo in scena il Fidelio. Schubert ha solo 18 anni e vive ancora la sua esperienza compositiva nella dimensione di uno studente («allievo del Sig. Salieri», si legge sul frontespizio autografo della partitura); ma sarà quella la stagione creativa più felice e prolifica della sua breve esistenza.
Die Freunde von Salamanka è il quarto titolo teatrale messo in cantiere da Schubert in quell’anno magico, segno preciso della forte aspirazione a una consacrazione pubblica sulle scene viennesi che gli fu però sempre negata. N’è librettista l’intimo amico Johann Mayrhofer (1787-1836), il poeta di tanti Lieder schubertiani, che con questo testo segnava ufficialmente l’inizio di un prezioso sodalizio artistico col nostro compositore. In stile di commedia, sullo sfondo dei luoghi che ospitano l’antica università spagnola, il libretto narra le avventure goliardiche e amorose di un manipolo di studenti uniti da profonda amicizia, dietro i quali è facile riconoscere gli stessi Schubert, Mayrhofer e gli altri intimi della cerchia schubertiana.
Il lavoro appartiene al genere del Singspiel, l’opera nazionale tedesca che – al contrario di quella italiana – si avvale di recitativi parlati a intercalare i vari numeri musicali (arie, duetti, e numerosi pezzi d’assieme). Tale circostanza ha inciso in modo determinante sull’attuale fruizione dell’opera: del tutto completa sul piano musicale (18 brani vocali spartiti in due atti, più una ouverture strumentale), ci è pervenuta monca nella componente drammatica, essendosi perduto il libretto manoscritto di Mayrhofer (e la mancanza di una pubblica esecuzione ha precluso una stampa d’epoca del libretto). Ci rimangono pertanto solo i versi messi in musica da Schubert, mentre risultano perduti i dialoghi di connessione (naturalmente non ritrascritti dal compositore nella partitura autografa).
Il Teatro Comunale di Bologna ha affidato a Vincenzo Cerami il compito di ricreare una drammaturgia di supporto all’esecuzione dei numeri musicali, dando vita a una struttura “epica” sulla cui narrazione s’inseriscono di volta in volta i brani cantati in prima persona dai personaggi.
Anche per la partitura è stata condotta una profonda opera di restauro filologico: la nuova edizione critica curata dal musicologo Marco Beghelli nell’ambito della monumentale pubblicazione di tutte le opere schubertiane (la Neue Schubert-Ausgabe edita da Bärenreiter) è risalita naturalmente al manoscritto autografo, oggi conservato presso la Stadt und Landesbibliothek di Vienna, all’interno del grande fondo schubertiano lì conservato. La ricostruzione del testo musicale ha dovuto fra l’altro fare i conti con i pesanti danneggiamenti inflitti al volume contenente il secondo atto da un’inondazione d’acqua risalente al secondo conflitto mondiale.
La partitura, che nel secolo scorso ha visto una manciata di esecuzioni in terra tedesca perlopiù parziali o eccessivamente disinvolte nella ricostruzione della drammaturgia perduta, trova dunque a Bologna nel 2004 la sua prima esecuzione assoluta nella veste originale, recuperandosi per l’occasione tutte le pagine musicali composte da Schubert e nell’ordine previsto dagli autori, fino ad oggi sempre disatteso.

Marco Beghelli


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