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Aureliano in Palmira
Dramma serio per musica in due atti di Gian Francesco Romanelli (?)
Musica di Gioachino Rossini 1792-1868
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 dicembre 1813

Personaggi
Vocalità
Arsace
Contralto
Aureliano
Tenore
il gran sacerdote d’Iside
Basso
Licinio
Basso
Oraspe
Tenore
Publia
Mezzosoprano
Zenobia
Soprano
Note
Musicata quasi certamente su libretto di Gian Francesco Romanelli (meno attendibile è invece considerata l’attribuzione a Felice Romani), l’opera non ebbe successo alla prima rappresentazione per ragioni indipendenti dall’esecuzione (le scene erano di Sanquirico e Alessandro Rolla era ‘primo violino, capo d’orchestra’) e dalla qualità della musica; infatti, il celebre tenore Giovanni David diede forfait all’ultimo momento e anche il sopranista Giovanni Battista Velluti non si rivelò all’altezza della sua fama.

Il soggetto tratta della rivalità tra Aureliano e Arsace per la bella Zenobia innamorata di quest’ultimo. Solo dopo avere inutilmente imprigionato il rivale e mosso una guerra vittoriosa a Palmira, l’imperatore, ammirato dall’indissolubile legame tra i due amanti, li perdonerà lasciandoli liberi.

Aureliano in Palmiraviene spesso ricordata solo per il presunto litigio tra Velluti e Rossini che, irritato dalle ampollose fioriture belcantistiche improvvisate dal celebre cantante, avrebbe da allora deciso di stenderle di proprio pugno. In realtà Rossini, che da sempre aveva scritto per esteso i suoi abbellimenti, desiderava solo evitare emissioni forzate e innaturali in favore di un canto flessibile e più espressivo. Al di là di un episodio la cui importanza è stata in seguito ridimensionata,Aurelianorappresenta un fecondo terreno di maturazione di molti stilemi del Rossini comico e serio, giunti conL’italiana in AlgerieTancredia un primo livello di perfezionamento. Non a caso la sinfonia introduttiva, passata dapprima all’Elisabetta, divenne in seguito quella ufficiale e universalmente conosciuta delBarbiere; la cabaletta di Arsace “Non lasciarmi in tal momento†fornì più di uno spunto per l’aria di Rosina “Una voce poco faâ€. Oltre a questo, il duetto Arsace-Zenobia “Se tu m’ami, o mia reginaâ€, che Stendhal trovava «sublime», sembra addirittura prefigurare nel linguaggio armonico e nel profilo della melodia talune soluzioni di scrittura di Donizetti; e un episodio come “Ah, l’ara ci scuote!†del gran sacerdote all’inizio dell’opera, lascia intravedere l’uso, che sarà di Verdi, del cromatismo e della reiterazione espressiva su determinate note nel corso di un momento drammatico. L’opera non restò in repertorio a lungo nonostante l’impegno e la passione di Velluti, che la propose più volte sui palcoscenici d’oltralpe. La prima rappresentazione in tempi moderni ha avuto luogo nel settembre 1980 a Genova.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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