Arcadia in Brenta, L’
Dramma giocoso in tre atti di Carlo Goldoni
Musica di Baldassarre Galuppi 1706-1785
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro Sant’Angelo, 14 maggio 1749

Personaggi
Vocalità
Foresto
Basso
Giacinto
Soprano
il conte Bellezza
Tenore
Laura
Soprano
madama Lindora
Soprano
messer Fabrizio
Basso
Pangrazio
Mimo
Rosanna
Soprano
Note
Pietra miliare dell’opera buffa e prima fortunatissima collaborazione tra Carlo Goldoni e il compositore, il dramma lanciò Galuppi, già attivo nel genere serio, come autore di teatro comico: una fama che verrà puntualmente confermata dagli altri titoli goldoniani, che invaderanno l’Europa negli anni Cinquanta.

Fabrizio Fabroni da Fabriano, proprietario di una villa sulla riviera del Brenta, vi invita una piccola folla di ospiti ricreando un’Arcadia in miniatura, nonostante la propria situazione economica non sia florida. La galleria degli invitati è particolarmente originale: vi sono Rosanna e Laura, che fingono di essere innamorate del loro ospite; madama Lindora, costantemente irritata da ogni minimo fastidio; il conte Bellezza, prodigo di continui, insopportabili complimenti fuori luogo. Le occasioni di comicità si susseguono, come accade all’offerta del tabacco che provoca una crisi di starnuto nella delicata Lindora. Nel secondo atto il conte organizza uno spettacolo di commedia dell’arte, in cui tutti recitano, travestiti da Colombina, Pulcinella e simili, un canovaccio di maschere e d’amore. Terminata questa esilarante prova di ‘teatro nel teatro’, quando il sipario si apre sull’ultimo atto il saccheggio della villa a opera dei voraci ospiti può mostrarsi in tutta la sua gravità; l’allegra comitiva si trasferisce allora a casa di Rosanna, per continuarvi questa spensierata e irresponsabile vacanza.

Il dramma rappresenta una sorta di ‘trilogia della villeggiatura’ in musica, animata dalla medesima satira sociale dei nobili e dei ricchi borghesi veneziani e delle loro smanie per la vacanza sulla terraferma: testo in cui la qualità poetica del verso si sposa genialmente con il ben noto senso goldoniano del ritmo e dell’efficacia comica. La partitura di Galuppi contribuisce a mettere in burla questi personaggi fatui e vanitosi, descrivendoli come macchiette in preda alle loro fissazioni, e nel contempo organizza l’azione con raro senso drammatico; si noti in particolare il finale del secondo atto, uno dei meccanismi drammatici di concezione più complessa e innovativa per l’epoca, in cui all’evolversi dell’azione corrisponde una continua metamorfosi nella musica, che muta incessantemente connotati ritmici, metrici e armonici.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi