Aiglon, L’
Drame historique-musical in cinque atti di Henri Cain, da Edmond Rostand
Musica di Arthur Honegger 1892-1955 e Jacques Ibert
Prima rappresentazione: Montecarlo, Opéra, 11 marzo 1937

Personaggi
Vocalità
Fanny Elssler
Mezzosoprano
Frantz, detto l’Aiglon
Soprano
Fréderic de Gentz
Tenore
il cavaliere di Prokesch-Osten
Baritono
il conte Sedlinsky
Tenore
il maresciallo Marmont
Basso
il principe di Metternich
Baritono
la contessa Camerata
Soprano
l’addetto militare francese
Tenore
Marie-Louise
Soprano
Séraphin Flambeau
Baritono
Thérèse de Lorget
Soprano
Note
Nel 1936 il regista e produttore teatrale Raoul Gunsbourg, memore della trionfale ‘prima’ parigina del 1903 interpretata da Sarah Bernhardt, considerò l’eventualità di una versione operistica della commedia di Rostand, che si giovasse di musica «facile per tutti». L’idea era di portare sulle scene dell’Opéra di Montecarlo almeno un paio di grandi nomi dell’ambiente musicale parigino. Henri Cain venne allora contattato; occorreva ridurre i cinque estesi atti della commedia e il poeta, librettista di grido e di prestigio (non per nulla era stato il fedele collaboratore di Jules Massenet), era la persona giusta. Cain, inoltre, riuscì a vincere l’iniziale diffidenza di Honegger verso il progetto: «il suo genio per le note», gli scrisse, «e la mia fantasia faranno rivivere in chiave moderna una storia che riporterà i Francesi alle loro vere origini». A quei tempi il musicista, come avverte Delannoy nella sua monografia dedicata al maestro, non era più prigioniero della sua orgogliosa e fin sprezzante solitudine creativa. Anzi non nascondeva, a quell’epoca, la sua attenzione per le tappe più luminose del melodramma francese dell’Ottocento; eL’Aiglonrappresentò per lui una prova ben degna di essere tentata. Circa la collaborazione con Ibert, fu lo stesso Honegger a proporla, stante la mole della commedia di Rostand, al collega e amico, che volentieri accettò (gli atti scritti da Ibert sono il primo e il quinto, e si segnalano per la singolare commistione dipastichesvalzeristici e di musiche del XVIII secolo). Fu l’inizio di un breve sodalizio che proseguì con l’operettaLes petites Cardinal, secondo e ultimo frutto della loro collaborazione (Parigi 1938; Honegger, peraltro, si era già cimentato nell’operetta conLes Aventures du roi Pausole, Parigi 1930, da un soggetto dalle accese tinte erotiche di Pierre Louÿs, che aveva attirato anche l’attenzione di Debussy; il lavoro conseguì uno strepitoso successo, con oltre 500 repliche).

Atto primo. In Austria nel 1831. L’Aiglon vive in dorata prigionia presso la corte del nonno materno; durante una festa a Schönbrunn, alla presenza di Metternich e di Fréderic de Gentz, apprende dello scoppio della rivoluzione in Francia. Marmont e Flambeau, veterani napoleonici, esortano l’Aiglon a tornare in patria per mettersi alla testa della rivoluzione. Il duca resta indeciso sul da farsi; se accetterà, darà a Flambeau un segnale di intesa.

Atto secondo. Quale segnale stabilito, il duca depone, su una mappa dell’Europa, uno dei ‘piccoli capelli’ del padre. Flambeau riconosce il messaggio ma Metternich, sopraggiunto, stronca l’entusiasmo del giovane, che si dice spinto dal sangue paterno a imprese gloriose, negando ogni sua somiglianza con l’illustre genitore.

Atto terzo. Durante una festa in maschera nel parco di Schönbrunn, l’Aiglon dichiara il suo amore a Thérèse de Lorget, patriottica lettrice di francese a corte. Fanny Elssler rivela lo stratagemma architettato per far fuggire l’Aiglon. La contessa di Camerata, cugina del duca, scambierà il proprio mantello con quello dell’Aiglon, attirando così gli sguardi delle sentinelle, mentre egli potrà allontanarsi indisturbato verso Wagram.

Atto quarto. Nella pianura teatro della storica battaglia napoleonica di Wagram, gli artefici del piano si danno convegno; ma mentre inneggiano alla Francia, vengono sorpresi dalla polizia e arrestati. All’arresto, Flambeau preferisce la morte; agonizzante, rievoca la grande battaglia che aveva avuto come teatro quel luogo.

Atto quinto. Schönbrunn, 1832. L’Aiglon è gravemente malato; la tisi che lo mina da anni sta per condurlo alla tomba. Al suo capezzale accorre Thérèse de Lorget, che alla morte dell’Aiglon intona canzoni patriottiche.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi