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Bernauerin, Die
Dramma bavarese in due parti proprio
Musica di Carl Orff 1895-1982
Prima rappresentazione: Stoccarda, WĂźrttembergisches Staatstheater, 15 giugno 1947

Personaggi
Vocalità
Agnese Bernauerin
Alberto
I borghese di Monaco
II borghese di Monaco
il cancelliere del duca Ernesto
Note
Già immortalata attraverso cronache storiche e trasposizioni letterarie, la vicenda di Agnes Bernauer, sposa del duca Alberto di Baviera, aveva attirato a suo tempo l’attenzione di Hebbel, che ne ricavò un lavoro teatrale; proprio questa rilettura ottocentesca del soggetto stimolò in Orff la volontà di cimentarsi con uno spaccato di storia medioevale, rielaborando la trama in un libretto redatto personalmente in dialetto bavarese. Affascinato dalla bellezza di Agnese, fanciulla di umili origini, Alberto di Baviera è deciso a sposarla anche contro il volere del padre; ma questi riesce a manovrare il clero di Monaco, istigandolo a eliminare la strega ammaliatrice. Approfittando di una temporanea assenza di Alberto, i monaci irrompono nottetempo nella camera da letto di Agnese, ormai legittima sposa del duca, e la trascinano verso l’Isar per annegarla, mentre le vere streghe gioiscono con strida sinistre del supplizio inferto all’innocente; al tardivo ritorno di Alberto un messo annuncia, come suprema beffa del destino, la morte del duca Ernesto, mandante del delitto.

Ricorrendo a una scrittura arcaicizzante e intrisa di modalità, Orff riesce ancora una volta a evocare il suo prediletto Medioevo, inserendovi persino la libera rivisitazione di una ballata di François Villon (“Jenin l’Avenu”, cantata dal menestrello nella prima scena). L’insolita struttura di questo ‘bayerisches Stück’, che giustamente Orff evita di definire come opera o oratorio, è segnalata anche dall’assenza di autentici culmini lirici vocali; ai moti dell’animo sono riservati dei disadorni dialoghi parlati, mentre nei brani messi in musica la parola si contrae a sillabazione, ritornello o addirittura a vocalizzo (splendido l’effetto della scena d’amore alla fine della prima parte, in cui sono i melismi di un tenore fuori scena a suggerire l’idillio, e i due protagonisti limitano i loro interventi a un melologo). L’attenzione dello spettatore si appunta, di conseguenza, soprattutto su una serie ditableauxd’ambiente, resi più suggestivi dall’invisibiltà dell’orchestra. La musica, inoltre, intride la scenografia di oscuri presentimenti, come nel coro a bocca chiusa della prima parte, emblema della forza silente e minacciosa del popolo, ottuso nei suoi sommari pregiudizi; l’incandescenza ritmica irrompe invece con l’aperta brutalità del sabba, in cui il grido roco delle streghe (affidato a delle voci maschili recitanti) si sovrappone a un accompagnamento di sole percussioni.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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