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Cristoforo Colombo
Dramma lirico in tre atti e un epilogo di Luigi Illica
Musica di Alberto Franchetti 1860-1942
Prima rappresentazione: Genova, Teatro Carlo Felice, 6 ottobre 1892

Personaggi
Vocalità
Bobadilla
Basso
Cristoforo Colombo
Baritono
Don Fernan Guevara
Tenore
Isabella
Soprano
Matheos
Tenore
Roldano
Basso
Note
Per il quarto centenario della scoperta dell’America, era stato affidato a Franchetti, su suggerimento di Verdi, il libretto vincitore al concorso genovese dell’occasione. Una specie digrand-opérafu il risultato del ‘tedesco’ Franchetti, che qui si trovò a confrontarsi con l’orientalismo di Illica.

A Salamanca, nel cortile di Santo Stefano, i cavalieri e una gran folla aspettano la deliberazione del Concilio sul progetto del viaggio di Colombo. Verdetto negativo: Colombo viene sbeffeggiato e aggredito. Lo difende Guevara, invitando il popolo al silenzio: nella chiesa la regina Isabella sta pregando. La regina avrebbe voluto il viaggio e, quando Colombo le si avvicina, gli offre il diadema della corona per finanziare l’impresa. In pieno oceano, serpeggia fra gli equipaggi lo sconforto e si prega. Roldano e Matheos guidano l’ammutinamento e aggrediscono Colombo: ma improvvisamente appaiono dei fuochi all’orizzonte e dalla Pinta si grida alla terra in vista. A Palos, in una piazzetta, alcuni cavalieri spagnoli attendono il ritorno di Colombo. Vien letta una dichiarazione dalla quale si attribuisce a Colombo, da parte di Don Alonzo Martin, la responsabilità di essersi arricchito con i beni delle nuove terre, di cui si è proclamato re. Martin stesso ha reso noto che Colombo sta per sbarcare a Palos, come avviene. Isabella lo avvisa che si congiura contro di lui. Guevara lo difende ancora una volta, ma Colombo viene portato in carcere. Entra Colombo nella cappella reale di Medina del Campo. Soffre, e Guevara vorrebbe renderne note le condizioni a Isabella, ma ella frattanto è morta, come rivela l’entrata in scena di un corteo funebre. Colombo comincia a delirare sul mare, sui viaggi, su se stesso. Dice con voce fioca a Guevara che si sente morire e, di lì a poco, spira.

L’opera è ambiziosa nel suo tentativo di rappresentare le tensioni di un’intera epoca: il suo scenario è quello di un mondo teso tra antichi pregiudizi e ansia della scoperta, tra intrighi e passioni. Imponente scenicamente, non è meno d’impatto per la sua scrittura musicale densissima, molto cesellata, fin preziosa. Franchetti sa unire un trattamento vocale pieno di sfaccettature a un impasto orchestrale anche sgargiante, senza rinunciare a saporose sfumature e alla coloritura anche psicologica di personaggi e situazioni. Nei momenti in cui l’orchestra si appesantisce e le situazioni tendono all’idealizzazione, con una certa fissità scenica quasi oratoriale, e un’enfatica staticità musicale, divengono palpabili le ragioni delle accuse di germanesimo spesso rivolte a Franchetti. D’altro canto una messinscena che richiede così cospicui sforzi di allestimento e musicali paga fatalmente molto alla possibilità di restare in repertorio: tra le assai sporadiche riprese, si segnala quella in occasione del quinto centenario colombiano, con Renato Bruson protagonista.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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