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Campana sommersa, La
Opera in quattro atti di Claudio Guastalla, da Gerhart Hauptmann
Musica di Ottorino Respighi 1879-1936
Prima rappresentazione: Amburgo, Stadttheater, 18 novembre 1927

Personaggi
Vocalità
Enrico
Tenore
il barbiere
Basso
il curato
Basso
il fauno
Baritono
il maestro
Baritono
la strega
Soprano
l’ondino
Tenore
Magda
Soprano
Rautendelein
Soprano
Note
Nonostante il mancato successo dell’‘arcidiavoleria’Belfagor, negli anni Venti Ottorino Respighi e Claudio Guastalla continuarono a occuparsi di soggetti in cui la componente fantastica ha il sopravvento su quella sentimentale. Per il lavoro successivo la scelta cadde sul poema drammaticoDie versunkene Glockedi Gerhart Hauptmann, che suscitò l’immediato entusiasmo del musicista: «Tutto mi parve musicale (...); in ogni quadro, in ogni personaggio, reale o irreale, in quella stessa strana mescolanza di umanità e favola, io sentivo aleggiare la musica».

Guastalla compì pochi interventi sul testo di Hauptmann, che si limitò per lo più a tradurre nel libretto italiano. In un gioco sottile di simboli, in sospeso tra azione e sogno, egli trasporta intatti la vicenda e il significato del poema di Hauptmann: la storia del fonditore di campane Enrico, della sua più bella creazione finita in fondo al lago per intervento dispettoso dei folletti, della piccola fata Rautendelein, che prima ridona a Enrico la volontà di creare, poi lo avvince col suo fascino misterioso e, quindi, abbandonata e rinnegata, lo trae a morte per mano della nonna strega.

NellaCampana sommersasi fronteggiano mondi in aperta dialettica: uomini e creature fiabeschi, amore coniugale e avventura misteriosa, invenzione e paralisi creativa. Tutta l’opera vive così su due registri espressivi: quello dei personaggi fantastici, veri e propri figli della natura come Rautendelein, il fauno, lo spirito delle acque ondino; e quello dei personaggi umani, come l’indeciso Enrico e la sua umanissima moglie Magda. Due registri che vengono strettamente a contatto nei duetti tra Enrico e Rautendelein e, soprattutto, in quello dell’incontro e del riconoscimento misterioso nell’atto secondo (“Scintilletta, che ti celiâ€), tutto intessuto di magiche risonanze strumentali.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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