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Dori, La
ovvero La schiava fedele Dramma per musica in un prologo e tre atti di Giovanni Filippo Apolloni
Musica di Antonio Cesti 1623-1669
Prima rappresentazione: Innsbruck, Teatro di corte, 1657

Personaggi
Vocalità
Arsete
Tenore
Arsinoe
Soprano
Artaserse
Basso
Bagoa
Soprano
Dirce
Contralto
Dori
Soprano
Erasto
Basso
Golo
Basso
la corte
Soprano
l’ombra di Parisatide
Soprano
Momo
Contralto
Oronte
Contralto
Tolomeo
Soprano
Note
DopoOrontea,La Doriè fra le opere di Cesti che ottennero maggior popolarità: fu rappresentata durante l’ultimo anno di attività del compositore alla corte dell’arciduca Ferdinando Carlo del Tirolo. Cesti, infatti, entrato nell’ordine dei minori conventuali all’età di quattordici anni non per vocazione, ma per meglio dedicarsi alla musica, ottenne dall’ordine una licenza quinquennale per lavorare nella cappella di corte dell’arciduca austriaco. Non si hanno notizie circa questo allestimento (resta solo la pubblicazione di uno scenario in tedesco), tanto che per lungo tempo si è pensato che la prima rappresentazione fosse stata quella fiorentina (1661) in cui cantò forse lo stesso Cesti. Il librettista è il solito Apolloni, con cui già aveva collaborato perArgiaeOrontea.

Le principesse Dori e Arsinoe, innamorate dello stesso uomo, Oronte, che destinato a questa ama quella. Il reciproco amore fra Dori e Oronte è complicato da un travestimento: Dori non è Dori, bensì Alì, schiavo e preda di guerra (tempo prima s’era imbarcata in abiti maschili per dimenticare Oronte, ma, naufragato il vascello...). La soluzione sarebbe a portata di mano, ché d’Arsinoe s’è innamorato Tolomeo, figlio del re d’Egitto, ma questi, a corte in incognito, ha i panni di Celinda e così vestito fatica a dichiararsi; pure non disdegna di sguainare la spada per sfidare Oronte che ha offeso Arsinoe («che fanciulla alla moda!» commenta il servo Golo). Il lieto fine con le due coppie serenamente unite giunge al cadere dei travestimenti. Anche Golo e la vecchia Dirce si riconcilieranno dopo aver continuato a bisticciare per tutti e tre gli atti.

La scrittura di Cesti non si discosta di molto da quella diOrontea(semmai deve fare i conti con un libretto meno spigliato e forse più prolisso); spicca tuttavia per ben tre recitativi accompagnati (particolarmente quello dell’ombra di Parisatide, madre defunta di Oronte che rinsalda i principi del figlio confuso), elemento certo non frequente all’epoca, soprattutto nell’economia di una scrittura che in genere limitava l’intero accompagnamento strumentale (che inDorinon va oltre la doppia parte dei violini) alla sola linea del basso continuo. Come al solito spiritosissime le ariette e di taglio ormai squisitamente tonale le arie (sempre più rari i modalismi, che Cesti cominciava probabilmente ad avvertire come arcaici), fra cui si segnalano i due duetti: assai fiorito quello di Arsinoe e Tolomeo/Celinda (I,9).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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