Jommelli scrisse ben quattro versioni assai differenti di quest’opera su libretto metastasiano, cui va aggiunta la revisione della terza versione, in occasione delle rappresentazioni di Ludwigsburg (1765) e Lisbona (1775).
Atto primo. Nella reggia di Demofoonte, Matusio è angosciato per la sorte della figlia Dircea; è infatti il giorno in cui viene scelta una vergine da sacrificare ad Apollo. All’insaputa del padre, la ragazza ha però avuto segretamente un bambino da Timante. Giunge il re, annunciando di aver promesso il figlio quale sposo della principessa frigia Creusa, la cui nave sta attraccando allora al porto. Cherinto è inviato a incontrare Creusa, di cui è segretamente innamorato. Timante supplica la principessa di opporre un rifiuto alle nozze: Creusa, gravemente offesa, chiede a Cherinto di uccidere il fratello. Intanto Matusio, sconvolto, cerca una nave per lasciare la Tracia: Dircea è stata infatti scelta come vittima sacrificale. È troppo tardi, però, perché le guardie stanno già arrivando per prenderla in consegna.
Atto secondo. Demofoonte rivela come la scelta della ragazza nasconda in realtà una vendetta nei confronti del padre; convince intanto Creusa ad accettare le nozze col figlio. Giunge Timante a chiedere grazia per Dircea: così facendo confessa di amare la ragazza e di rifiutare Creusa. Offeso oltre ogni limite dall’atteggiamento del figlio, Demofoonte decide di eliminare Dircea, causa di tanti problemi, mentre Timante ne sta organizzando la fuga. La ragazza, mentre viene condotta al tempio, affida l’amato alla futura sposa Creusa, la quale confessa però a se stessa di preferire l’amore di Cherinto al suo destino regale. Timante irrompe con dei rinforzi nel tempio di Apollo ma, mentre sta per rapire Dircea, giunge Demofoonte; per salvare la ragazza dal sacrificio, Timante svela il loro rapporto. Davanti a tanta insolenza, il re li condanna entrambi a morte: attenderanno il supplizio in carceri diverse.
Atto terzo. Adrasto offre a Timante una via di fuga, che il condannato con sdegno rifiuta; mentre questi è preda delle più tristi meditazioni giunge Cherinto, narrando come, convinto dall’intervento di Creusa e dalla vista del bambino, Demofoonte abbia deciso di revocare la condanna. Timante, commosso, offre al fratello il trono che sarebbe spettato a lui. Inaspettatamente giunge Matusio con una notizia straordinaria: da un biglietto appena ritrovato si è venuto a sapere che Dircea è in effetti figlia di Demofoonte, e quindi sorella di Timante; un secondo biglietto, nascosto nel tempio, completerà il quadro della verità. Timante precipita nella disperazione più nera; mentre tutti si interrogano sull’accanirsi della sventura, è ancora Matusio a riferire di novità inaudite: Timante è suo figlio, perché scambiato in fasce con Dircea, primogenita regale, per assicurare una discendenza maschile alla sovrana. Il timore dell’incesto è dunque infondato; a Creusa viene offerta la mano del nuovo erede, Cherinto, mentre Demofoonte assicura comunque il suo paterno affetto a Timante.
L’intonazione più notevole fra le quattro è probabilmente l’ultima, quanto mai ricca di caratteri aperti a inediti orizzonti stilistici. Il recitativo accompagnato attinge a livelli altissimi di espressività drammatica; l’invenzione melodica rivela, anche nelle arie, un’inquietudine frutto di un ritmo e di un’armonia sofisticate. Infine anche l’organico strumentale (che concede un peso rimarchevole ai fiati) riflette il nuovo corso dello stile di Jommelli, come sia Metastasio sia Charles Burney fecero notare – non senza disappunto – già all’epoca.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi