David
Opera in cinque atti e dodici quadri di Armand Lunel
Musica di Darius Milhaud 1892-1974
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 2 gennaio 1955

Personaggi
Vocalità
Abdinadab
Baritono
Abiathar
Baritono
Abigail
Mezzosoprano
Abinoam
Mezzosoprano
Abisag
Soprano
Abissai
Tenore
Abner
Basso
Ahimaac
Tenore
Benayah
Tenore
Bethsabé
Soprano
Carres di Gibborim
Mimo
Chama
Tenore
David
Baritono
Eleazar
Baritono
Eliab
Baritono
Goliath
Basso
Isoboam
Tenore
Jessé
Baritono
Joab
Baritono
Jonathan
Tenore
la maga di Endor
Contralto
le Guelleur
Baritono
l’Amalecite
Tenore
l’etiope
Baritono
Michol
Soprano
Nathan
Baritono
quattro guardie del trono di David
Recitante
Salomon bambino
Soprano
Sammah
Baritono
Samuel
Basso
Saul
Baritono
sei figli di David
Mimo
sei mogli di David
Mimo
Simei
Tenore
sua moglie
Contralto
Zadok
Basso
Note
Come si può dedurre dalla locandina,Davidè la più lunga e ampia delle opere di Milhaud. Il lavoro fu commissionato dal nascente stato di Israele, in occasione dell’anniversario dei tremila anni dalla fondazione di Gerusalemme. Entrambi di religione ebraica, il compositore e l’amico Armand Lunel, eccellente biblista, assunsero con molto scrupolo il compito di dare una forma drammatica alla storia della vita del re David, concordando il testo anche con le autorità religiose di Israele, ancora scandalizzate per il recentekolossalhollywoodianoDavid e Betsabea. Il risultato fu un’opera con talune caratteristiche oratoriali, in particolare per l’importanza dei cori: oltre al tradizionale coro inserito all’azione (soldati, popolo), ne è previsto un altro, disposto sulle balconate, formato dagli israeliani dei nostri giorni, che seguono e commentano l’antica storia dei loro padri, gettando così un ponte ideale molto preciso e celebrativo tra l’antico e il nuovo stato di Israele.

Atto primo. Il giovane David, figlio di un umile pastore, viene riconosciuto da Samuele come un eletto del Signore. Nel campo del re Saul, David lascia la lira per battersi contro il campione dei mortali nemici, i Filistei. Sconfitto Golia, David diventa il pupillo della corte e riceve in moglie Michol, figlia di Saul. Questi però comincia a temere l’influenza di David e lo perseguita.

Atto secondo. David fugge con alcuni fedeli seguaci sulle montagne, braccato dalla famiglia reale. Nella caverna delle streghe di Endor, Saul apprende che Dio è in collera contro di lui e che David prenderà il suo posto sul trono di Israele. Così infatti avviene, dopo che Saul viene ucciso nella disfatta delle sue truppe contro gli Amalechiti.

Atto terzo. Dopo sette anni di regno David decide di erigere la sua capitale a Gerusalemme, sul monte Sion.

Atto quarto. Durante la festa del popolo David, vestito da semplice pastore, danza e canta di fronte all’Arca, suscitando i commenti sprezzanti della moglie Michol. Nel palazzo reale, dove vivono tutte le mogli e i figli di David, la morte del figlio della favorita Betsabea indica a David che Dio è scontento della loro unione, ma in seguito avrà da lei un nuovo figlio, Salomone. Frattanto le truppe dell’insorto Absalom assediano la capitale; Absalom è sconfitto e ucciso, ma David ne piange la perdita.

Atto quinto. Sul letto di morte il vecchio David benedice Salomone come suo erede al trono, minacciato da una nuova rivolta di Adoniah. L’opera si chiude sulla solenne cerimonia della consacrazione di Salomone presso la fontana di Gion, con il coro che invoca la benedizone di Dio.

L’imponente partitura, uno dei maggiori successi della carriera di Milhaud, contiene una vasta gamma di situazioni emotive e drammatiche, dal lirismo dei notturni amorosi di David, prima con Michol e poi con Betsabea, alla concitazione della scena dell’Arca, all’eroismo guerresco delle diverse battaglie. Se si tiene conto anche dell’estensione temporale della vicenda e della presenza del coro moderno, è facile comprendere quanto fosse difficile tenere assieme una massa di materia di queste proporzioni. La soluzione scelta da Milhaud è piuttosto nel solco tracciato da Verdi che in quello di Wagner: cerca un’omogeneità drammaturgica sul palcoscenico anziché nell’orchestra, e la ottiene amalgamando elementi musicali sempre nuovi, senza ricorrere ad ampi sviluppi tematici. In questo senso è curioso osservare come l’impiego di un breve motivo discendente, spesso associato alla figura di David, risulti uno degli espedienti drammatici più vicini, in tutta la produzione di Milhaud, a quello del Leitmotiv; così come, nel secondo quadro del quarto atto, si trova l’unica serie di dodici suoni mai adoperata da Milhaud, la stessa del celebre passo cromatico del Commendatore nelDon Giovannidi Mozart. A dispetto della grandiosità dell’apparato, lo stile musicale è semplice quanto personale: le dissonanze e la politonalità altrove profuse da Milhaud sono quasi del tutto assenti, anche perché il compositore scrisse in questa occasione per cantanti ed esecutori non necessariamente professionisti. Allo stesso tempo, benché abbondino i momenti per così dire pittoreschi, Milhaud non colora di elementi orientaleggianti la sua musica, né fa uso di melodie liturgiche o popolari ebraiche.

MaDavidrappresenta in primo luogo l’apoteosi dello stile corale di Milhaud, che sin dalla prima opera giovanileLa Brebis egaréeaveva manifestato l’attitudine a porre in primo piano, nello svolgimento dell’azione, un punto di vista collettivo. Oltre a essere presente fuori della scena, sulla scena e sulle balconate, il coro diDavidcanta, grida, parla, batte le mani, si esprime insomma con ogni possibile mezzo, indicando come il destino individuale dei personaggi abbia senso solo se si svolge in comunione con quello del popolo; idea ribadita nel più chiaro dei modi nella risposta di David alla critica di Michol, di essersi messo a ballare in mezzo alla folla vestito non degnamente da re.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi