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Dafne
Favola in un prologo e sei scene di Ottavio Rinuccini
Musica di Marco da Gagliano 1582-1643
Prima rappresentazione: Mantova, Palazzo Ducale, gennaio 1608

Personaggi
Vocalità
Amore
Soprano
Apollo
Tenore
Dafne
Soprano
Ovidio
Tenore
Tirsi
Contralto
Venere
Soprano
Note
Su una versione un poco più ampia e rimaneggiata del libretto di Rinuccini, pochi anni prima intonato da Jacopo Corsi e Jacopo Peri a Firenze, Marco da Gagliano offrì il suo contributo ai festeggiamenti per le nozze di Francesco Gonzaga e Margherita di Savoia, nella stessa occasione per cui il Maestro di cappella mantovano Claudio Monteverdi scrisse la sua ?Arianna, anch’essa su libretto di Rinuccini. Nella prefazione all’edizione a stampa della partitura, Gagliano riconosce la collaborazione, per tre brani dell’opera, di «uno de’ nostri principali Accademici, gran protettore della musica e grande intenditore di essa», ovvero il duca Ferdinando Gonzaga, patrono dell’Accademia degli Elevati, fondata dal compositore a Firenze nel 1607. Sempre nella prefazione, Marco da Gagliano affronta problemi quali il rapporto fra la musica e il testo, la pratica esecutiva degli abbellimenti, il rapporto fra la voce e gli strumenti e la costruzione dello spettacolo, che è il risultato dell’equilibrio di varie componenti (testo, musica, gesto, scenografia). Gagliano segue fedelmente la tecnica e lo stile delle rappresentazioni fiorentine di Peri e di Caccini; il suo recitativo è simile a quello di Peri, ma maggiore è la ricchezza della compagine corale e degli episodi imitativi polifonici. Nei cori si inseriscono brevi gesti strumentali o ritornelli veri e propri; due brani sono invece in stile fiorito: l’ottava di Amore (“Chi da lacci d’amor vive disciolto”) e il lungo ed elaborato lamento di Apollo alla fine dell’opera (“Non curi la mia pianta o fiamma o gelo”), nel quale ricchi melismi sottolineano madrigalisticamente parole come «fiamma», «cielo», «sommi (regi)», «ghirlanda», «fregi», «cantando». A Mantova, protagonista era stato il tenore Francesco Rasi: nella scena citata compariva incoronato d’alloro (simbolo dei Medici, protettori del compositore e del librettista) e impugnando la lira, proprio come Ovidio nel prologo. Rappresentata anche nel 1611 in forma privata a Firenze, in casa di Don Giovanni de’ Medici, e in precedenza nel convento delle Convertite,Dafneè stata ripresa ai giardini di Boboli per il Maggio musicale fiorentino (1965) e in seguito rappresentata, fra l’altro, al Teatro Olimpico di Sabbioneta (1978) e a Roma (1982, regia di Giancarlo Cobelli).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi

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