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Eliza
ou Le voyage aux glaciers du Mont St-Bernard Opéra-comique in due atti di Jacques-Antoine Reveroni Saint-Cyr
Musica di Luigi Cherubini 1760-1842
Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre Feydeau, 13 dicembre 1794

Personaggi
Vocalità
Eliza
Soprano
Florindo
Tenore
Germain
Basso
il priore dell’ospizio del Gran San Bernardo
Basso
Laure
Soprano
Michel
Tenore
una guida montana
Basso
Note
L’opera partecipa della moda per l’ambientazione montana, imperversante in quegli anni nell’opéra-comique: la Svizzera, piuttosto che la Savoia, tramite la suggestione scenografica delle vette alpine e l’evocazione musicale del colore locale (ad esempio i canti popolari o pseudopopolari, come quelli evocati dal coro di savoiardi all’inizio del secondo atto e dalla canzone di Michel) amplificano la patetica storia d’amore dei protagonisti, attraverso uno sfondo di natura e di popolo molto vicino alla sensibilità preromantica.

Eliza e Florindo si amano, ma il padre della ragazza ostacola i loro progetti di nozze. Il giovane chiede accoglienza all’ospizio dei monaci sul Gran San Bernardo, dove resta in attesa di notizie dall’amata. Una lettera inquietante lo turba con sospetti angosciosi: Eliza sarebbe innamorata di un amico. Florindo decide allora di togliersi la vita e si dirige verso i ghiacciai, non prima però di aver scritto un biglietto in cui avverte dei suoi intenti il priore dell’ospizio. Nel frattempo sopraggiunge la ragazza, priva ormai di impedimenti dopo la morte del padre: messa al corrente degli eventi, parte – assieme a tutti i monaci, ai domestici della coppia e ai montanari – alla ricerca dell’amato, mentre imperversa una bufera di neve. Florindo viene avvistato, ma una valanga lo travolge; i pii monaci riescono tuttavia a salvarlo, restituendolo all’amore di Eliza.

La montagna non è solo luogo del pittoresco: la presenza dei ghiacciai incombe minacciosa sulla vicenda, comunicando un tono di timore reverenziale per la natura indomabile. La partitura cherubiniana, ammirata senza riserve – e non a caso – da Berlioz e Weber, presta una continua attenzione all’atmosfera particolare in cui si svolgono gli eventi: l’orchestrazione della marcia dei mulattieri e le scene dedicate alla vita dei monaci dell’ospizio montano ne sono una dimostrazione. Celebre è la ‘scena della campana’: al tramonto del sole, mentre il priore invita Florindo all’ospizio, l’orchestra evoca il risuonare dell’Ave Maria, attraverso il timbro suggestivo di una vera campana e dei corni (la simmetrica accoglienza di Eliza all’ospizio verrà invece descritta nello splendido finale primo); senz’altro degna di nota per la sua complessità, inoltre, è l’ouverture dell’opera. Interpretata alla ‘prima’ da Julie-Angélique Scio (che sarà anche la prima Médée),Elizagodette di un buon successo di critica e venne spesso ripresa in Germania.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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