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Gran Tamerlano, Il
Dramma per musica di Agostino Piovene
Musica di Josef Myslivecek 1737-1781
Prima rappresentazione: Milano, Teatro Regio Ducale, 26 dicembre 1771

Personaggi
Vocalità
Andronico
Contralto
Asteria
Soprano
Bajazette
Basso
Idaspe
Contralto
Irene
Soprano
Tamerlano
Soprano
Note
Myslivecek, detto ‘il Boemo’, fu in Italia del 1763 (allievo di Pescetti a Venezia) e giunse al successo con oratorî e opere serie che costituiscono quasi un modello esemplare di stile napoletano. A Bologna conobbe il giovane Mozart (che mantenne poi sempre un rapporto di stima e affetto con il più anziano compositore e fu molto influenzato dal suo stile) e fu anche ammesso all’Accademia Filarmonica (1771). Il suo stile operistico tradizionale lo portò al successo in Italia (a partire dalBellerofonte, Napoli 1767) e anche all’estero, ma la sua fortuna declinò con il mutamento di gusto della seconda metà del secolo, cui non volle adeguarsi: dopo una serie di produzioni sfortunate attorno al 1780, morì in miseria a Roma.Il Gran Tamerlano, opera di impianto metastasiano basata su un celebre libretto, si colloca nel momento di maggior fortuna del compositore ed inaugurò la stagione di carnevale a Milano nel primo anno di regno dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo (per le nozze del quale, nell’autunno precedente erano stati rappresentatiIl Ruggierodi Hasse e la festa teatraleAscanio in Albadi Mozart). L’opera riuscì perfettamente, come registra l’autore stesso in una lettera a Padre Martini del 7 gennaio 1772: «ebbe un compatimento universale a segno ch’io non potrei desiderar di più!».

Atto primo. Bajazette (imperatore dei Turchi) prigioniero di Tamerlano (imperatore dei Tartari) si avvia alla morte, affidando la figlia Asteria al principe greco Andronico, che la ama. Tamerlano però desidera perdonare Bajazette e sposare Asteria: ripudierà sua moglie Irene e la darà in sposa ad Andronico. Bajazette rifiuta di concedere la figlia: Asteria è sconvolta poiché solo nozze odiose possono salvare il padre.

Atto secondo. Irene si presenta in incognito e dispera della sua fede tradita. Continuano i contrasti tra Bajazette e la figlia che desidera salvarlo: dopo aver rifiutato Tamerlano, Asteria pare cedere alle nozze. Alla cerimonia interviene Irene a fermarli, ma Asteria mostra un pugnale col quale intendeva vendicarsi. atto terzo. Bajazette e Asteria imprigionati pensano al veleno come ultima soluzione, ma Tamerlano vorrebbe ancora sposare Asteria. Bajazette è irremovibile; anche Andronico rifiuta Irene e vuole morire con Asteria, che dispera per la vita di padre e amante. Tamerlano umilia Asteria facendola servire a tavola, ma questa gli prepara del veleno: Irene interviene e salva Tamerlano. Bajazette nel frattempo si è avvelenato e muore. Tamerlano vede in questo la fine degli odi: si riconcilia con Irene e concede Asteria ad Andronico.

La struttura molto tradizionale dell’opera prevede, oltre alle consuete arie colda capo, un duetto alla fine del primo atto e un quartetto alla fine del secondo, oltre a tre cori festosi. L’orchestra si serve dei consueti timbri di archi, oboi e corni, anche se i flauti conferiscono un carattere particolare a due arie amorose di Tamerlano e Asteria, mentre le trombe enfatizzano la marzialità di Bajazette. Il libretto offre l’occasione per diverse arie ‘di paragone’ (Asteria, “Sento nell’alma mia fiera crudel tempestaâ€; Andronico, “Agitato dall’aure e dall’ondeâ€; Bajazette, “In mezzo alle tempesteâ€; Idaspe, “Fra il mar turbato e neroâ€) con la possibilità di preparare quelle ampie arie di coloratura che resero Myslivecek così gradito ai cantanti. L’atmosfera di forti contrasti porta anche a momenti molto drammatici, come il confronto fra Tamerlano e Asteria nel secondo atto, realizzato da un recitativo accompagnato, e il soliloquio di Asteria del terzo atto, che sfocia in un’aria ‘di delirio’ (“Non mi vedo che larve d’intornoâ€), seguita dal suicidio in scena (in recitativo accompagnato) di Bajazette (“Già un freddo gel mi sentoâ€): peculiarità assai insolita per un libretto del Settecento, e che costituisce altresì il culmine tragico dell’opera.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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