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Ginevra di Scozia
Dramma eroico per musica di Gaetano Rossi, da Giovanni Pindemonte
Musica di Giovanni Simone Mayr 1763-1845
Prima rappresentazione: Trieste, Teatro Nuovo, 21 aprile 1801

Personaggi
Vocalità
Ariodante
Soprano
Dalinda
Soprano
Ginevra
Soprano
il gran Solitario di Scozia
Basso
il re di Scozia
Basso
Lurcanio
Soprano
Polinesso
Tenore
Vafrino
Tenore
Note
All’epoca in cui Mayr mise in musica il librettoGinevra di Scozia, preparatogli da Gaetano Rossi, il soggetto vantava una lunga tradizione nel teatro d’opera. A partire dalla metà del Seicento la vicenda, tratta da un episodio dell’Orlando Furiosodell’Ariosto, aveva fornito lo spunto per libretti messi in musica da Perti, Pollarolo, Händel, Vivaldi, Méhul e molti altri. Per Rossi e Mayr, tuttavia, l’antecedente immediato fu un lavoro drammatico di Giovanni Pindemonte, rappresentato con vivo successo nel 1795 al Teatro di San Giovanni Grisostomo in Venezia e subito ripreso in numerose città italiane; del dramma originario, Rossi sfrondò dialoghi e personaggi secondari ma lasciò immutato l’ordito. L’opera fu composta per un’occasione di particolare importanza: inaugurò, infatti, il nuovo teatro di Trieste.

Ginevra, figlia del re di Scozia, ama il cavaliere italiano Ariodante, il cui intervento si è rivelato provvidenziale nel determinare la vittoria dell’esercito scozzese sugli irlandesi. Ma Ginevra è amata da Polinesso, gran conestabile del regno, amato a sua volta da Dalinda. Vedendo respinte da Ginevra le sue profferte, Polinesso medita vendetta: inganna Ariodante, informandolo falsamente dell’infedeltà della fanciulla, e lo persuade di ciò mostrandosigli, nottetempo, mentre egli stesso si reca a un appuntamento con Ginevra. In realtà Polinesso entra nelle stanze di Dalinda, che ha convinto a indossare i panni della figlia del re. Ariodante, disperato per il supposto tradimento della fanciulla che ama, tenta di darsi la morte. Ginevra è accusata di infedeltà davanti alla corte e condannata a morte; ma nel momento decisivo interviene un cavaliere (Ariodante, in incognito) pronto a difendere l’onore della fanciulla. Il misterioso cavaliere sfida in torneo e sconfigge Polinesso; quest’ultimo è costretto a confessare l’intrigo, dopo di che l’innocenza di Ginevra è pubblicamente riconosciuta, la felicità degli amanti è assicurata e il malvagio Polinesso viene perdonato.

Con laGinevra di ScoziaMayr proseguì nella sperimentazione di quelle tipologie drammaturgiche che già avevano dato buon esito nellaLodoiska, di poco precedente (1796); notevole, soprattutto, è il suo impiego di forme duttili, piegate alle esigenze del dramma e volte a travalicare i limiti angusti del numero chiuso. Mayr crea unità di più sezioni – variamente articolate al loro interno – comprendenti scene, cori e momenti lirici; persegue inoltre un’interna drammatizzazione dei pezzi chiusi, alternando i momenti dinamici, prodotti dal confronto tra i personaggi o dagli eventi esterni, con quelli statici propri dell’espansione lirico-affettiva. Nell’elaborazione di forme tanto flessibili Mayr costituisce, nell’Italia di quegli anni, la punta di ricerca più avanzata; la sua lezione sarà preziosa per il giovane Donizetti. Non mancano tuttavia, inGinevra, altri aspetti nei quali l’arte di Mayr è rivolta al passato: ad esempio l’aria di Polinesso (“Se pietoso amor tu sei”) con corno inglese concertante, o la vocalità delle arie di Ariodante, nella quale rivive la grande tradizione canora settecentesca, o l’efflorescente coloratura delle arie di Ginevra. Alla prima rappresentazione i ruoli principali furono coperti dal castrato Luigi Marchesi (Ariodante), dal soprano Teresa Bertinotti Radicati (Ginevra) e dal tenore Giacomo David (Polinesso). Nell’ottobre dello stesso anno l’opera fu rappresentata al Teatro di Porta Carinzia di Vienna, in un allestimento curato da Joseph Weigl, che vi aggiunse musiche sue; inaugurò poi la stagione 1802-03 alla Scala di Milano, in una versione rimaneggiata dallo stesso Mayr. In seguito laGinevra di Scoziaconobbe una fortuna singolare: circolò per oltre un trentennio nei teatri italiani ed europei, pur subendo, a volte, rimaneggiamenti di notevole entità. Fu infatti il primo lavoro che assicurò un’ampia risonanza al nome di Mayr, il quale divenne – sino al folgorante avvento di Rossini – il compositore teatrale più acclamato d’Italia.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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