Leben des Orest
(Vita di Oreste) Grande opera in cinque atti e otto quadri proprio
Musica di Ernst Krenek 1900-1991
Prima rappresentazione: Lipsia, Stadttheater, 19 gennaio 1930

Personaggi
Vocalità
Aegist
Tenore
Agamemnon
Tenore
Anastasia
Contralto
anziano del popolo (3)
Baritono
Aristobulo
Basso
cantore ambulante (2)
Basso
cantore ambulante (2)
Tenore
Elektra
Soprano
Iphigenie
Mezzosoprano
Klytämnestra
Contralto
Orest
Baritono
ragazza di strada (2)
Mezzosoprano
Thamar
Soprano
Thoas
Baritono
un banditore
Baritono
un pastore
Tenore
un servo di Aegist
Tenore
uno zoppo
Recitante
Note
Già conOrpheus und EurydikeKrenek aveva dato prova di saper rileggere i miti classici in chiave moderna, inserendovi in filigrana la riflessione su problemi esistenziali contemporanei; in quel caso si era trattato di analizzare una crisi coniugale, mentreLeben des Orestoffre lo spunto per mettere a confronto gli imperativi del potere e i tormenti dell’individuo. Soggetto dell’opera è la materia dell’Orestiadedi Eschilo, arricchita da riferimenti aElettrae alle dueIfigeniedi Euripide e modificata in alcune circostanze.

Atto primo. Agamennone viene plagiato da Egisto, che blandisce la smania di dominio del re istigandolo a sacrificare agli dèi il figlio prediletto, Oreste.

Atto secondo. Fuggito grazie all’intervento di Clitennestra, Oreste ripara ad Atene con la nutrice Anastasia, ma nel groviglio umano del mercato annuale in cui viene a trovarsi finisce legato a un carro e trasportato altrove, mentre Anastasia piangendo depone una palla bianca ai piedi della statua di Atena.

Atto terzo. Agamennone beve la pozione avvelenata preparata da Clitennestra, pur avendo compreso le intenzioni assassine della moglie. Egisto si prepara a governare con Clitennestra, sua amante, ma il ritorno inopinato di Oreste ribalta la situazione: persuaso a ciò da Elettra, incarcerata sotto l’ingiusta accusa di parricidio, Oreste uccide la coppia sanguinaria e fugge, mentre il popolo lincia Elettra.

Atto quarto. Giunto nelle terre del nord, Oreste ritrova Ifigenia, che gli dèi hanno trasportato nel regno di Toante.

Atto quinto. Ad Atene, dove Oreste confessa le sue colpe ai giudici. Il verdetto viene decisoin extremisdal gesto di una bimba che lascia cadere nell’urna la palla bianca con cui stava giocando (la stessa offerta ad Atena da Anastasia), facendo ottenere la maggioranza ai voti di assoluzione: Oreste è libero.

Questo breve riepilogo dei momenti su cui si concentra la rivisitazione di Krenek è sufficiente a chiarire la centralità di un personaggio, Oreste, la cui odissea intessuta di lacerazioni e sensi di colpa porta in primo piano il ruolo della coscienza individuale e del libero arbitrio; qui risiede la peculiarità del neoclassicismo anomalo di Krenek, che accantona sia il tema del destino ineluttabile sia quello elegiaco della bellezza. InLeben des Orestconvergono elementi già esplorati in lavori precedenti: la figura di Agamennone, combattuta fra ambizione di potere e affetti familiari, approfondisce il Diktator protagonista dell’atto unico omonimo scritto due anni prima (1928), mentre il lamento della nutrice risale addirittura al canto di dolore del suonatore nella cantata scenica giovanileDie Zwingburg. Poiché la vicenda ruota sulla storia di un’anima, Krenek ne accentua la dimensione sovratemporale, riprendendo i contrasti espressivi sperimentati inJonny spielt auf: così la scena ambientata nel mercato di Atene è intrisa di movenze jazz (compare persino una fisarmonica, dallo spirito anacronistico) e nel coro finale di tripudio un fox-trot scatenato si mescola a frammenti schubertiani, liberati in un’atemporalità catartica. Utilizzatiad abudantiamle forme tradizionali (arie, cori,ensembles) Krenek prosegue la svolta comunicativa avviata proprio conJonnye accentua il valore espressivo della melodia; nello stesso tempo inserisce un’ammiccante intelaiatura di citazioni, con apice nella scena in cui il canto di un pastore fa nascere in Oreste la nostalgia della patria: in quest’occasione affiora infatti un rimando al pastorello diTannhäuser. Il tema della religione, considerata sotto il duplice aspetto di superstizione e di balsamo, suggerisce l’inserimento di salmi ed echi modali che tralucono per brevi momenti, con la fulminea allusività propria di Krenek, che ama combinare fra loro accenni disparati senza indugiarvi oltre l’indispensabile e sollecitando nell’ascoltatore una recezione immediata dei collegamenti offerti.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi