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Visualizzazione opere

Lange Weihnachtsmahl, Das
(La lunga cena di Natale) Opera in un atto di Thornton Wilder
Musica di Paul Hindemith 1895-1963
Prima rappresentazione: Mannheim, Nationaltheater, 17 dicembre 1961

Personaggi
Vocalità
Brandon
Basso
Charles
Tenore
Ermengarde
Contralto
Geneviève
Mezzosoprano
Leonora
Soprano
Lucia I
Soprano
Lucia II
Soprano
mamma Bayard
Contralto
Roderick I
Baritono
Roderick II
Tenore
Sam
Baritono
Note
L’ultima opera teatrale di Hindemith nacque dalla collaborazione con lo scrittore americano Thornton Wilder, che Hindemith aveva già tentato di coinvolgere nel 1942 per la versione inglese del ciclo liederistico per canto e pianoforteDie Marienleben. Dopo aver letto nella traduzione tedesca la omonima commedia, Hindemith chiese a Wilder l’autorizzazione a mettere in musica il testo, proponendo che fosse l’autore stesso a scriverne il libretto. Dal loro lavoro comune sortì infine il libretto in inglese, tradotto poi in tedesco dallo stesso compositore col titoloDas lange Weihnachtsmahl. Dopo aver allargato a proporzioni cosmologiche le dimensioni dell’opera conHarmonie der Welt, Hindemith ritorna alla forma dell’atto unico, da cui la sua carriera teatrale era partita, come se dall’esplosione visionaria del finale di quell’opera, imperniata sulla figura di Keplero, la materia metafisica delle riflessioni dell’ultimo Hindemith fosse precipitata in un nucleo scabro ed essenziale. Il tema tipico di Wilder, la riflessione sul senso del Tempo, così come il suo stile antiretorico e conciso, combaciavano con la direzione spirituale imboccata dal compositore nell’ultimo scorcio della sua vita.

L’azione si svolge interamente all’interno della sala da pranzo di casa Bayard, attorno al tavolo apparecchiato per il pranzo di Natale. In successione accelerata, come se la contrazione del tempo aspirasse in un vortice i personaggi, vediamo scorrere la storia di tre generazioni di una tipica e solida famiglia americana. Così, brutalmente compresse l’una sull’altra, le esperienze dei singoli individui appaiono come immagini inconsistenti di un agire vuoto e insensato, ripetuto incessantemente e senza scopo, fino all’inevitabile conclusione della morte.

Hindemith spartisce l’opera in dodici scene, introducendo alcuni pezzi chiusi: dal sestetto intriso di pietismo bachiano della nona scena (“We talk of the wheather”) all’arioso iniziale di mamma Byard, che fornisce il principale Leitmotiv, quello della caducità (“I was remembering this morning”). Una tradizionale carola natalizia inglese, arrangiata in un breve preludio sinfonico dell’orchestra, apre l’opera e lo stesso tema la chiude, accompagnando le ultime parole di Ermengarde in un’irreale dissolvenza nel nulla.

Lo stile di questo lavoro del tardo Hindemith è marcato da un introverso sguardo retrospettivo, in cui persino la sua incrollabile fiducia nel sistema tonale cede a un arcaismo modale. Eppure in questa nuova maniera, apparentemente semplice e priva di orpelli, Hindemith appare più libero nell’espressione, più ricco di idee e più fantasioso nelle soluzioni, in particolare nella strumentazione, dove ogni timbro è attinto con cruda purezza, in un’orchestra prosciugata da raddoppi e da accordi a blocchi, conseguendo un ascetismo sonoro senza dubbio pertinente al clima cupo dell’opera.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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