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Navarraise, La
Episodio lirico in due atti di Jules Clarétie e Henri Cain
Musica di Jules Massenet 1842-1912
Prima rappresentazione: Londra, Covent Garden, 20 giugno 1894

Personaggi
Vocalità
Anita
Soprano
Araquil
Tenore
Bustamante
Baritono
Garrido
Baritono
Ramon
Tenore
Remigio
Basso
un soldato
Tenore
Note
Dopo due anni di lavoro, l’opera fu conclusa il 9 dicembre 1893 a Beaulieu. L’autografo è firmato da «son insigne interprète Emma Calve» ed è dedicato «a Madame Massenet». La prima rappresentazione ha luogo a Londra, sebbene la produzione massenetiana non sia molto conosciuta e popolare in Inghilterra quanto lo è in Francia e in Italia (a Londra, tuttavia, era stato precedentemente rappresentatoLe Roi de Lahorecon successo nel 1879, data la ‘prima’ delleScènes de féerienel 1881 e ben accolta laManonin inglese, con la Sanderson e van Dick). Sicuramente è un avvenimento straordinario, presente l’élitee perfino il principe di Galles; manca Massenet, che come suo solito preferisce evitare la mondanità e la folla. L’allestimento scenico è ricco e ben curato grazie all’impresario Sir August Harris e ilcastdei cantanti è eccezionale: Emma Calvé (Anita), Albert Alvarez (Araquil), Pol Plançon (Garrido), Charles Gilibert (Remigio), Bonnard (Ramon), Eugène Dufriche (Bustamante); direttore d’orchestra Philippe Flon.

È interessante riferire quanto dice George Bernard Shaw, nella sua cronaca della serata: «Il sipario era stato alzato da non più di mezzo minuto, durante il quale sarà stata sparata almeno mezza tonnellata di polvere, e lei [la Calvé] era già un vulcano in piena attività. Ora disperata, ora folle di gioia, ora amorosa e sognante, ora delusa e dolente, e così via, di emozione in emozione: disperazione, furore, terrore, e infine (...) una sciocca, folle risata isterica. L’opera, che dura meno di un’ora, fu come un lampo; quando calò il sipario, sia in scena sia fuori, fu come un tumulto».La Navarraiseviene subito ripresa a Bruxelles, a Parigi, all’Opéra-Comique, il 3 ottobre 1895, accolta con freddezza da parte della critica, che riscontra nell’opera pochissima cantabilità, e alla Scala di Milano il 6 febbraio 1896 con scarso successo, tanto che non si ebbe alcuna replica.

La Navarraiseè un’opera che segna una svolta nella produzione massenetiana, superando un certo genere di poetica e di formule stilistiche ed espressive consolidate. Tuttavia non costituisce una novità nell’ambito del panorama lirico internazionale, ma si inserisce perfettamente nella corrente culturale del momento, segnata da una parte dal verismo italiano (Cavalleria Rusticanaè del 1890, l’Amico Fritzdel ’91,Pagliaccidel ’92), dall’altra dal filone ‘positivistico’ introdotto da Bizet, da Massenet stesso e da Alfred Bruneau (Le rêve, Parigi 1891), senza considerare poi il naturalismo e il realismo che si erano già manifestati nell’arte figurativa con Courbet e in letteratura con Zola. L’opera si ispira alla novellaLa cigarettedi Jules Clarétie; tuttavia si distacca notevolmente dall’originale, in quanto figura centrale non è più un uomo, ma una donna. Anita, la protagonista, è un personaggio dipinto a forti tinte, che campeggia sulla scena intrepido e appassionato, focalizzando su di sé tutto il rilievo drammatico e oscurando, con la sua presenza, le altre figure che lo circondano, specialmente quella di Araquil. Donna volitiva, di forte temperamento, prova una passione insana e devastante che la porterà a commettere un delitto, al fine di accaparrarsi il denaro per la dote, ma questo gesto esaltato e folle la travolgerà facendole perdere tutto, l’uomo amato e la propria ragione.

In un villaggio basco nel 1874, all’epoca delle guerre carliste. Anita, orfana navarrese, ama, ricambiata, il sergente Araquil. Costui è in battaglia contro i carlisti, tuttavia riesce a tornare sano e salvo dalla donna che lo attende con ansia. I due sono felici e vogliono sposarsi, ma Remigio (padre di Araquil) disapprova l’unione e contrasta le nozze poiché esige dalla fanciulla una dote sostanziosa, che ella non possiede. Allora la ragazza, disperata, pur di ottenere il denaro richiesto, si presenta al generale Garrido, offrendosi di uccidere il capo dei rivoltosi, Zucarraga, in cambio della taglia. Dopo qualche ora si odono alcuni spari dalle linee nemiche; la Navarraise appare sconvolta e insanguinata: ha appena ucciso l’uomo, dopo avergli fatto balenare una notte d’amore. Riceve la cifra pattuita; ma intanto i soldati trasportano Araquil, ferito a morte per aver voluto seguire la fidanzata, creduta spia e traditrice. Venuto a conoscenza del delitto a tradimento, il sergente maledice Anita e muore; il sipario si chiude sulla risata della Navarraise, folle di dolore.

L’episodio lirico comprende due atti da eseguirsi l’uno di seguito all’altro, senza interruzione, ognuno dei quali è preceduto da un brano orchestrale (il preludio e l’interludio). Da sottolineare il rispetto del tempo reale della vicenda, in quanto non soltanto si osserva una continuità temporale complessiva – mezz’ora al tramonto e mezz’ora all’alba – ma anche i movimenti, i gesti e i dialoghi, che si svolgono sulla scena, hanno un tempo teatrale corrispondente a quello che avrebbero nella realtà; l’azione non viene né riassunta, né idealizzata, ma presentata nelle sue esatte proporzioni.La Navarraisesi apre con un preludio di carattere descrittivo: dopo aver citato il tema di Zucarraga, l’orchestra vuole raffigurare la battaglia tramite una pittura sonora molto efficace e realistica, ricorrendo naturalmente all’impiego degli elementi orchestrali più energici, come gli ottoni (trombe) e gli strumenti a percussione (tamburi). Il motivo di Zucarraga è uno dei temi conduttori dell’opera; si fa sentire inizialmente nel preludio, quando Garrido inveisce contro il generale carlista (“L’assaut a coûté cher... Ah, Je voudrais tenir ce carliste mauditâ€, I,5), allorché Garrido impreca sempre contro Zucarraga e nel momento in cui consegna i duemiladourose, infine, al calare del sipario sulla follia di Anita. Questa tecnica, che tornerà pure inToscaper il tema di Scarpia, si serve di cellule tematiche ricorrenti, già note allo spettatore, per situare personaggi e scena sulla sfondo di particolari situazioni emotive, per accrescere il pathos e la tensione drammatica. È quest’ultima che regna sovrana e percorre tutta l’opera, imponendo all’azione una rapidità, una continuità, un ritmo frenetico e incalzante, che sembra non trovare pausa neppure nei momenti di più intensa cantabilità.

Non si possono in effetti identificare arie o numeri chiusi in senso tradizionale; l’unico che possiamo definire tale è lachansondi Bustamante con i soldati “J’ai trois maisons dans Madridâ€, momento di folklore che ripercorre lo schema di una canzone militaresca, concouplets,refrainse risposte; gli altri sono degli Andanti cantabili, come la preghiera di Anita “Ah, Mariez donc son coeur†o l’invocazione di Araquil “O bien aiméeâ€, che raggiungono apici di intensa commozione e talora di marcato lirismo. Tra i duetti amorosi è interessante citare quello nel primo atto (Araquil, Anita “Depuis deux ans, je l’aimeâ€), in cui i due protagonisti si abbandonano a ricordare con nostalgia i momenti salienti del loro primo innamoramento (il lunedì di Pasqua, il gioco della pelota, la corsa deinovillos, la danza serale, il sorriso di lei, il vigore di lui) e tutto viene condotto non su una frase melodica, ma su un ritmo dijota, danza tipica dell’Aragona ma praticata anche in Navarra. Di grande suggestione è anche l’interludio, un notturno che lega il primo al secondo atto, ma che soprattutto si presenta come elemento di raccordo temporale.

Il magistrale trattamento vocale di Massenet si nota anche in ques’opera, non tanto nelle arie quanto nel canto di conversazione di taluni personaggi, soprattutto di Anita, che in conformità al suo carattere istintivo passa bruscamente da un modo e tono d’espressione a un altro, secondo l’emozione del momento: frasi brevi e incisive, parole non cantate, tirate passionali, momenti di abbandono lirico. Ma è specialmente col declamato che la protagonista riesce meglio a esprimere gli stati d’animo di angoscia, trepidazione e sgomento, sia quando narra trafelata l’uccisione di Zucarraga, sia quando tenta affannosamente di dare spiegazioni ad Araquil morente, cercando la sua comprensione. L’amato che muore maledicendola le toglie l’ultimo barlume di ragione e Anita, rimasta sola e folle, non ha più voce né parole: solo un’amara risata può fare da commento alla sua disperazione.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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