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Poro
re dell’Indie Dramma per musica in tre atti Alessandro nell’Indie di Metastasio
Musica di Georg Friedrich Händel 1685-1759
Prima rappresentazione: Londra, King’s Theatre, 2 febbraio 1731

Personaggi
Vocalità
Alessandro Magno
Tenore
Cleofide
Soprano
Erissena
Contralto
Gandarte
Contralto
Poro
Contralto
Timagene
Basso
Note
Con questo adattamento di mano ignota dell’Alessandro nell’Indie, Händel ricorse per la seconda volta a un libretto di Metastasio. Sebbene la vicenda corrisponda all’originale, il testo subì una serie di alterazioni significative, a cominciare dal titolo, che pone l’accento non più sul magnanimo eroe (cui a sua volta era intitolata una delle fonti di Metastasio,La Générosité d’Alexandredi Boyer), dalla presenza senz’altro necessaria e non marginale nell’intreccio, bensì su una delle ‘prime parti’ dell’opera: quel re Poro la cui gelosia per Cleofide costituisce il nucleo fondamentale del dramma (un intrigo amoroso di sicuro successo sulle scene londinesi). D’altra parte anche Hasse, quando si trovò a mettere in musica l’Alessandro nell’Indie, lo ribattezzò ispirandosi all’altra metà della coppia reale, Cleofide; in entrambi i casi l’espediente servì a dare il massimo rilievo all’interprete del personaggio principale (qui il Senesino). Nel testo utilizzato da Händel, oltre a vaste alterazioni nei recitativi, sono rilevanti tre inserimenti di notevole portata nei punti chiave del dramma: il duetto Cleofide-Poro del secondo atto (che esalta appunto la preminenza dei due amanti) e i due brani, assai notevoli, con cui l’opera si conclude: una ciaccona affidata a Cleofide e il coro affidato ai solisti. Secondo una delle più ricorrenti consuetudini dell’epoca, molti brani dell’opera potevano provenire da altri titoli dell’autore stesso; il duetto, ad esempio, venne tratto daAci, Galatea e Polifemo(Napoli 1708), mentre il coro si trovava poco dissimile in una cantata dello stesso anno e nella celebreAgrippina(Venezia 1709). Anche l’intonazione in recitativo accompagnato dell’efficaceincipit in medias resdel dramma è una soluzione che Metastasio, poco amante del rumoroso ‘accompagnato’, difficilmente avrebbe apprezzato. La ‘prima’ si giovò di uncastd’eccezione: il Senesino (Poro), Anna Maria Strada del Po (Cleofide), Annibale Pio Fabri (Alessandro). Per un nuovo allestimento (1736, con la partecipazione del grande Montagnana) Händel aggiunse alla partitura sei nuove arie.Poromerita di essere annoverata tra le grandi opere di Händel, soprattutto per la compattezza dell’ispirazione musicale e il vigore nella caratterizzazione drammatica, concentrata specialmente sulle due coppie di amanti (Poro-Cleofide, Erissena-Gandarte). I singoli numeri possono essere ricondotti all’alternanza di due tipologie ben precise: una scrittura brillante, estroversa, icastica e briosa, ovvero un incedere pacato, nobile e solenne. Se spesso notevoli sono gli esempi del primo genere, al secondo appartengono alcuni capolavori, come l’aria di Poro “Dov’è? S’affretti”, fortemente drammatica, in cui l’inquietudine del personaggio (che invoca impaziente la morte) è veicolata dall’accompagnamento orchestrale che si fa voce, sia nell’essenziale, deliberatamente scarno sostegno al cantante, sia nei ritornelli strumentali, di un rigore tragico che pare senza rimedio. Alla ‘prima donna’ Cleofide spetta una grande aria dall’allurecalma e maestosa, “Se il Ciel mi divide”, che consente il placido dispiegarsi di una splendida parte di violino obbligato, la cui scrittura pare evocare la stagione del soggiorno romano dell’autore. Celebre è l’aria di Erissena “Son confusa pastorella”, mentre senz’altro da segnalare sono gli interventi di Gandarte e le pagine strumentali (le sinfonie a inizio atto – grandiosa nelle sonorità degli ottoni –, quella del secondo e la battaglia). Siglano l’opera i due interventi non metastasiani già menzionati, di particolare pregio musicale: una breve cavatina di Cleofide (diciassette battute), la cui intensità emotiva nasce dall’essenzialità del segno musicale, e un coro (riservato ai solisti, in mancanza del coro vero e proprio, come era consuetudine nell’opera seria) di grande compostezza e nobiltà nell’incedere, assieme di austera solennità cerimoniale e vibrante di una misteriosa, ineludibile tensione espressiva.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi

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