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Penelope
Opera semiseria in due parti di Heinrich Strobel
Musica di Rolf Liebermann 1910-
Prima rappresentazione: Salisburgo, Festspielhaus, 17 agosto 1954

Personaggi
Vocalità
Achille
Baritono
Demoptolemos
Tenore
Ercole
Tenore
Eurymachos
Basso
il podestà di Castel Circeo
Tenore
Leiokritos
Baritono
Odysseus
Basso-Baritono
Penelope
Soprano
Telemachos
Soprano
un messaggero
Tenore
un messaggero
Baritono
Note
DopoLeonore 40/45(1952), intesa quale attualizzazione delFideliobeethoveniano, che alla ripresa scaligera con le sue «infantili invocazioni alla pace universale» aveva attirato le ire di Guglielmo Barblan, il versatile compositore svizzero Rolf Liebermann (futuro sovrintendente dell’Opera di Amburgo), coadiuvato dal suo librettista di fiducia, il critico Heinrich Strobel, pur rimanendo nell’ambito delle ‘modernizzazioni’, si volge all’antichità classica. Lo spunto è fornito da una notizia di giornale, opportunamente integrata nella vicenda mitica: ne nasce un’opera che si svolge sull’alternanza di due piani stilistici e temporali diversi. La prima parte si apre – sul piano storico antico – nella sala delle feste della casa di Penelope, il pomeriggio del tremilaseicentoquarantanovesimo giorno dopo la fine della guerra di Troia. Cercando di evitare di dover sposare uno dei tre grotteschi proci, il poeta balbettante Demoptolemos, il militare Eurymachos o il commerciante di armi Leiokritos, Penelope mostra loro la tela da lei intessuta: dietro di essa ha luogo il secondo piano temporale dell’azione. La Penelope moderna, risposatasi, vive col marito, il marchese Ercole, in una villa presso Gaeta; in procinto di andare all’opera, al Teatro San Carlo, ella riceve una lettera da Ulisse, creduto morto, che annuncia il suo arrivo per la sera stessa. I proci non si mostrano particolarmente impressionati da questa visione e vengono spediti da Telemachos nell’epoca moderna, dove si trasformano in impiegati: rientrati i compagni di avventura, salutati dal podestà, Achille rivela a Penelope che Ulisse è morto durante il viaggio di ritorno; lei, scossa, si sente colpevole. Nella seconda parte, dopo un breve episodio in epoca antica, Penelope ritorna a casa, dove trova Ercole, impiccatosi per evitarle una scelta impossibile. Ora però rientra Ulisse, «grazie alla fantasia», e i due piani d’azione si fondono in una apoteosi della forza della poesia e dell’arte.

Nella sua ‘opera semiseria’sui generis, dalla durata di settanta minuti, Liebermann si riallaccia sia al neoclassicismo proprio di unOedipus Rex, ad esempio nel coro introduttivo, sia all’antica opera buffa, parodisticamente modernizzata (vedi il terzetto dei proci, che si rifà vagamente ai ministri diTurandot); ma oltre che a una tecnica dodecafonica ‘moderata’, il compositore, mantenendo un impianto comunque tonale, ricorre anche al jazz: è un boogie-woogie a salutare il ritorno dei compagni di Ulisse. Nonostante l’eclettismo e il gioco brechtiano dello straniamento, l’opera non è priva di pathos: la scena finale – attualissima nel 1954 – continua a fare il suo effetto anche al di là di ogni riferimento politico. La ‘prima’ dell’opera è stato uno dei grandi successi del Festival di Salisburgo, grazie anche a uncastdi prestigio composto da Christel Goltz nel ruolo della protagonista, Anneliese Rothenberger (Telemachos), Rudolf Schock (Ercole) e Kurt Böhme (Odysseus), diretto da George Szell, e ha fatto sì che Liebermann vi fosse invitato nuovamente conDie Schule der Frauen(La scuola delle mogli, 1957), onore concesso solo a pochi compositori contemporanei.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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