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Silvano
Opera in due atti di Giovanni Targioni-Tozzetti
Musica di Pietro Mascagni 1863-1945
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 25 marzo 1895

Personaggi
Vocalità
Matilde
Soprano
Renzo
Baritono
Rosa
Mezzosoprano
Silvano
Tenore
Note
Lasciatosi alle spalle Heine e l’esperienza diGuglielmo Ratcliff, Mascagni volle tornare ai temi più tipici del verismo: si avvalse dello stesso librettista diCavalleria rusticana, anche se in questo caso l’ispirazione non gli provenne da Verga, ma da un romanzo di Alphonse Karr.

In un paese della costa adriatica meridionale, ai nostri giorni. Il pescatore Silvano è stato costretto dalla miseria a diventare un contrabbandiere, e quindi a fuggire dal suo paese. Ottenuta la grazia, può tornare a casa, ma qui scopre che Matilde, la sua fidanzata, ha avuto una relazione con Renzo, un pescatore dai modi violenti. Matilde vorrebbe in realtà lasciarlo: Silvano li sorprende tra gli scogli, proprio mentre Matilde sta dicendo addio a Renzo. Accecato dalla gelosia, Silvano spara a Renzo e fugge.

Sono troppi gli elementi in comune traCavalleriaeSilvanoper schivare un parallelo che, inevitabilmente, risulta penalizzante per quest’ultimo: il triangolo amoroso che porta all’omicidio, i cori popolari, la figura di Rosa – la madre di Silvano – così simile a mamma Lucia. Ma, al di là del necessario e impietoso paragone, ciò che rendeSilvanoopera di dubbia riuscita è una certa carenza di impeto passionale, come se si assistesse a una sorta di decantazione dell’energia espressiva verista. Mascagni finisce infatti per restare a metà strada tra il racconto del brutale fatto di cronaca nera e l’idillica descrizione dei sogni di Silvano davanti alla bellezza del mare. Silvano assomiglia quindi a una sorta di strano compare Turiddu, che passa dal monologo poetico all’ira omicida, mentre Renzo è un cattivotout court,poco aiutato dal pessimo livello del libretto. Matilde è forse il personaggio più riuscito: la sua figura di donna appassionata si guadagna in effetti una maggiore credibilità. Mascagni stesso aveva definitoSilvano«due atti di piccola roba»; per Giannotto Bastianelli, invece, questa è «la più brutta opera di Mascagni, un sanguinoso fattaccio recitato da fantocci senza nessuna intimità e ragion d’essere».
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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