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Saffo
Tragedia lirica in tre parti di Salvatore Cammarano, dalla tragedia omonima di Pietro Beltrame
Musica di Giovanni Pacini 1796-1867
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Carlo, 29 novembre 1840

Personaggi
Vocalità
Alcandro
Baritono
Climene
Mezzosoprano
Dirce
Soprano
Faone
Tenore
Ippia
Tenore
Lisimaco
Basso
Saffo
Soprano
Note
Prima delle sei opere scritte in collaborazione col librettista Cammarano,Saffoè forse la migliore opera paciniana e costituisce l’emblema della sua ‘riforma’ – inaugurata colFurio Camillo(Roma 1839) – nella quale il compositore, assimilate le conquiste di Bellini e Donizetti, ricercò soluzioni formali diversificate dai modelli rossiniani e uno stile più francamente espressivo. L’opera ottenne un immenso successo già alla ‘prima’, grazie anche alcastche includeva Francilla Pixis nella parte di Saffo e Gaetano Fraschini in quella di Faone.

Atto primo. ‘La corona olimpica’. A Olimpia (XLII Olimpiade). Saffo ha vinto il torneo canoro, presentando un appassionato inno contro il ‘barbaro’ suicidio sacrificale apollineo in uso nell’isola di Leucade; con ciò si è inimicata Alcandro, che lascia irritato la gara e medita vendetta. Il gran sacerdote comincia col convincere Faone che la poetessa ha un altro amante, quindi lo lusinga promettendogli in sposa la figlia Climene.

Atto secondo. ‘Il matrimonio di Faone’. Saffo, dopo aver cercato per tutta la Grecia il marito scomparso, giunge per caso a Leucade, proprio nel giorno del matrimonio di Climene. Invitata a cantare alla cerimonia, scopre con raccapriccio che lo sposo è Faone; rovescia allora l’altare, mandando in collera tutti gli astanti.

Atto terzo. ‘Il salto leucita’. La poetessa, pentita del suo gesto blasfemo, decide di sottomettersi al sacrificio della rupe, come atto espiatorio. Scopre solo allora di essere la seconda figlia di Alcandro, creduta morta in una tempesta; ma né lei né i sacerdoti possono sciogliere il voto sacrificale, cosicché ella si suicida gettandosi in mare dalla rupe.

InSaffoPacini ricercò una maggiore integrazione tra pezzi chiusi e recitativi, attraverso l’adozione di una condotta più ariosa. Nei pezzi chiusi il rinnovamento si esplicitò talvolta nell’adozione di strutture singolarmente varie e concise, concluse da una cabaletta abbreviata, come nel duetto “Quando il mio caldo genio†(Saffo, Faone), nel quale Pacini omette il movimento lento, e in “Di quai soavi lagrime†(Saffo, Climene); più spesso, invece, il compositore continuò a utilizzare le forme tradizionali e una vocalità virtuosistica. Pacini perseguì anche l’integrazione delle scene in ampi quadri e una maggiore complessità nei pezzi d’assieme, nei quali emerge la sua maestria nel plasmare grandi frasi melodiche: ad esempio il Largo “Ai mortali, o crudo, ai numiâ€, fonte di soluzioni poi adottate da Verdi nei movimenti lenti dei suoi concertati, la preghiera di Saffo “Compunta e supplice vedimi o Dioâ€, o ancora la cavatina di Alcandro “Di sua voce il suon giungeaâ€. I numeri solistici vennero conseguentemente ridotti, e vivacizzati dall’inclusione del coro o di parti secondarie. L’opera è sprovvista di una ouverture tradizionale presentando, in sua vece, un ampio preludio descrittivo, che incorpora poche battute corali e si collega direttamente al vigoroso recitativo di Alcandro. Tutto il lavoro è pervaso da un’incessante vena melodica, che conferma la fama di Pacini come ‘maestro delle cabalette’; peraltro il compositore esibisce grande espressività anche nei dialoghi lirici, nei quali abbandona il belcanto florido a favore di uno stile melodico più appassionato, sensibile ai modi belliniani. L’armonia è complessa e il suo decorso, all’interno dei pezzi chiusi, ben pianificato; anche all’orchestra viene richiesto un maggiore contributo espressivo. La drammaturgia, per alcuni aspetti ricca di novità, fa quindi diSaffoun’opera ‘riformata’: la vicenda sviluppa, intorno al nucleo storico, un fitto intreccio di rapporti familiari (scoperte di parentele, tardivi rimorsi, riconciliazioni, temi già affrontati nelgrand-opérae poi tipici del teatro verdiano), la cui conduzione è svolta attraverso pochi snodi essenziali, sviluppati in ampi brani, con una riduzione degli elementi di contorno.Safforesta dunque opera pregevole, anche per il suo traboccante ‘edonismo’ melodico; forse non del tutto soddisfacente nei riguardi delle sue premesse ‘riformistiche’, ma senza dubbio stilisticamente coerente e animata da una solida tempra intellettuale. È da ricordare che la vicenda di Saffo e Faone, narrata da Ovidio, venne ripresa da Alessandro Verri (1782), Grillparzer (1817) e Beltrame (Teatro dei Fiorentini, 1838); quindi, posteriormente all’opera paciniana, da Daudet (1884), lavoro al quale si ispirò Massenet conSapho(1897).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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