Home Page
Consultazione
Ricerca per categorie
Ricerca opere
Ricerca produzioni
Ricerca allestimenti
Compagnia virtuale
Servizio
Informazioni e FAQ
Condizioni del servizio
Manuale on-line
Assistenza
Abbonamento
Registrazione
Listino dei servizi
Area pagamenti
Situazione contabile


Visualizzazione opere

Verratene Meer, Das
(Lo sdegno del mare) Opera in due parti di Hans-Ulrich Treichel, dal romanzo Gogo no eiko di Yukio Mishima
Musica di Hans Werner Henze 1926-
Prima rappresentazione: Berlino, Deutsche Oper, 4 maggio 1990

Personaggi
Vocalità
Fusako Kuroda
Soprano
il capo della banda di ragazzi amici di Noboru
Baritono
il numero Cinque
Basso
il numero Due
Controtenore
il numero Quattro
Baritono
il sottufficiale di marina
Tenore
Noboru
Tenore
Ryuji Tsukazaki
Basso
Note
Tra il 1986 e il 1989 Henze compone un’opera dai risvolti foschi, su soggetto di Yukio Mishima.Das verratene Meerha comunque caratteristiche che ricordano, in qualche modo, altri suoi lavori teatrali; possiamo infatti riconoscervi la stessa sensazione di un destino individuale e sociale ineluttabile, che in parte sovrasta l’azione diBoulevard solitude(1951),Der junge Lord(1964),Die englische Katze(1980-83) dove il vuoto stritola nei suoi meccanismi inesorabili i personaggi. E, come inElegie für junge Liebende(1961), il tempo diventa il vero nemico capace di fomentare le inutili ribellioni di un cinismo impotente. Ancora, se pur con tutt’altro spirito, ricompare l’universo dei giovani in contrapposizione generazionale con gli adulti. I cinque teppisti diDas verratene Meersembrano svelare l’altra faccia dello stesso mondo al quale appartiene anche il gruppo di ragazzi e ragazze spaventati e costruttivi diPollicino. Due antitetici risvolti di una realtà dove lo scontro tra maschile e femminile, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà può risolversi positivamente solo attraverso un gesto creativo e di fiducia. Se inPollicinoè la fantasia a suggerire una possibile soluzione, qui solo la musica apre spiragli nell’oscurità angosciata della vicenda. Poiché, naturalmente, anche la giovinezza è intesa come categoria dello spirito, Henze ci costringe a riflettere sulle conseguenze di un’interpretazione metafisica, astratta e dogmatica di qualsiasi dimensione umana. Infatti, la tragica illusione di Noboru è quella di spezzare l’inevitabile fluire dell’adolescenza nella maturità, come il necessario confrontarsi dei sogni con il reale. La sua sconfitta è al centro del libretto di Hans-Ulrich Treichel, ispirato al racconto di Mishima, che ci presenta la bella vedova trentatreenne Fusako Kuroda mentre trascorre le sue giornate tra il lavoro nellaboutiquedi sua proprietà, nella città di Yokohama, e le cure verso il figlio tredicenne.

Atto primo. Dopo una serata (e serali, o crepuscolari e albeggianti sono tutti i momenti della vicenda) che Fusako e Noboru trascorrono in casa, eccitati e felici perché il giorno dopo visiteranno una nave da carico, Fusako si corica, con il consueto peso di una solitudine che dura ormai da otto anni. Noboru, chiuso a chiave in camera perché non raggiunga la banda equivoca dei suoi amici, spia il corpo nudo della madre da una fessura della parete. Il giorno dopo i due, accolti dal secondo ufficiale Ryuji Tsukazaki, visitano la nave. Noboru si entusiasma per il mondo del mare, che dimostra di conoscere e di aver studiato; la madre e l’ufficiale si sentono profondamente attratti l’uno dall’altro. Noboru assiste dalla fessura, durante la notte, alla scena d’amore tra Fusako e Ryuji. Il giorno dopo, il ragazzo racconta ai suoi quattro compagni la giornata passata con il marinaio, pensando di gratificare le loro aspettative baldanzose. Ma l’ufficiale viene ridicolizzato: probabilmente non è poi quel personaggio virile e tutto d’un pezzo che potrebbe sembrare. Quando incontrano Ryuji, che si rinfresca a una fontana di un parco come una femminuccia qualsiasi, il loro sdegno e la loro derisione giungono al massimo: tutti gli adulti sono pavidi e incapaci di grandi azioni. Proprio perché Ryuji si è innamorato di sua madre e ha promesso di vivere con lei, ha perso ogni aura spavalda. Ed ecco giunto il momento in cui Noboru dimostra ai compagni la sua crudele forza d’animo, sferrando il colpo finale contro un gatto già sezionato.

Atto secondo. Ryuji torna a casa, a Capodanno, e chiede a Fusako di sposarlo. Si sforza di guadagnare l’affetto di Noboru, che però lo disprezza sempre più per la scelta borghese e banale di lavorare con la madre nellaboutique. Ryuji perde definitivamente la stima del ragazzo quando lo perdona per aver scoperto il buco nel muro attraverso il quale da sempre spiava la madre e ora i loro abbracci notturni. La banda dei cinque giovani ‘processa’ gli errori commessi da Ryuji e denunciati da Noboru: viene decretata la condanna a morte, che sola potrà riscattarlo dalle sue scelte meschine. Mentre Fusaka sogna, alla fine di una giornata di lavoro, di tornare a casa dove finalmente ha ritrovato il senso di una vita affettiva, i ragazzi avvelenano Ryuji, dopo averlo attratto in un nascondiglio con la scusa di farsi raccontare le sue avventure marinare; lo addormentano con un tè nel quale hanno messo del sonnifero e si preparano ad assassinarlo.

Dietro lo strazio di una violenza metropolitana che spezza ogni residuo equilibrio tra l’uomo e il mondo (compreso quello animale, caro a Henze e presente come confine del nostro stesso esistere, tanto che la crudele uccisione del gatto, alla fine della prima parte, prefigura l’orrendo epilogo dell’opera), si addensa la smagliante scrittura di Henze, rigorosamente costruita eppure carica di sussulti, ritorni, sospensioni. È naturale che Henze voglia affrontare, da uomo di teatro ‘totale’, che crede nella forza della comunicazione, tutti gli aspetti possibili del messaggio operistico. Qui si misura con l’agghiacciante immobilità del vuoto; ma la ricchezza di registri della linea melodica (inserita in un controllatissimo tessuto contrappuntistico e armonico), smentisce la fissità temporale della vicenda. È nell’incontro dei loro corpi, recuperati al calore e alla vita, che Fusako e Ryuji riscattano le loro piccole ambizioni borghesi, il loro desiderio di vita ‘qualunque’, diventando gli eroi tragici diDas verratene Meer. Poiché sono proprio loro, nella storia d’amore che si articola prima e dopo la ‘pausa’ dei cinque mesi di viaggio in mare, di lontananza e assenza, a restituire circolarità e duttilità al tempo. Nei momenti del loro amore la musica di Henze si abbandona a una struggentesimpatia. Il tempo della musica, inDas verratene Meer, piega la rigidità dell’eroismo dogmatico alle pulsioni tiepide e pulsanti dei corpi (quello innocente e vitale del gatto, quelli riconquistati alle carezze di Fusako e Ryuji, quello negato di Noboru).

Anche in quest’opera Henze riesce a conciliare la forza espressiva del canto con il contesto armonico e contrappuntistico che lo determina: la libertà della fraseologia, nel sottolineare con naturalezza le tensioni emotive e i significati della vicenda, si collega comunque ai campi armonici e agli organismi formali che via via scandiscono l’arco strutturale complessivo. L’organico vocale, piuttosto ristretto ma simbolicamente esteso ai due registri estremi di soprano (Fusako) e basso (Ryuji), attraverso la presenza del tenore (Noboru) e delle altre quattro voci della banda di ragazzi (controtenore, baritono acuto, baritono e basso), è sostenuto da un’orchestra imponente e ricca di colori. La presenza di materiale diatonico rende appena accennato il sapore esotico della partitura, nella quale, in realtà, convivono differenti tecniche compostive (dodecafonica, tonale, politonale, atonale) accorpate da Henze in una scrittura organica e originale.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


Credits - Condizioni del servizio - Privacy - Press Room - Pubblicità