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Cardillac
Opera in tre atti di Ferdinand Lion
Musica di Paul Hindemith 1895-1963
Prima rappresentazione: Dresda, Staatsoper, 9 novembre 1926

Personaggi
Vocalità
Cardillac
Baritono
il cavaliere
Tenore
il comandante della polizia militare
Basso
il commerciante d’oro
Basso
il re
Mimo
la dama
Soprano
la figlia
Soprano
l’ufficiale
Tenore
Note
Il soggetto diCardillacderiva daDas Fräulein von Scudéry, un racconto che compare in quella sorta diMille e una nottedel romanticismo tedesco che èI fratelli di Serapionedi E.T.A. Hoffmann. Hindemith stesso e lo scrittore Ferdinand Lion si occuparono di prosciugare all’essenzale la sanguinosa vicenda, di gusto notturno egothic.

Atto primo. Parigi, all’epoca di Luigi XIV. Il nucleo narrativo risiede nella maniacale riluttanza dell’orafo Cardillac a separarsi dalle sue opere di perfetta fattura, fino al punto di riprendersi i gioielli venduti assassinando i clienti che li hanno comprati. I misteriosi delitti agitano la folla parigina, in astiosa ricerca del mostro, ma non impediscono a un cavaliere di corte di sfidare il pericolo, a cui lo induce una dama con la promessa di una notte d’amore in cambio di una cintura d’oro. Nella lunga Pantomime che chiude l’atto assistiamo, nella camera da letto della dama, al delitto di Cardillac, che pugnala a morte il cavaliere e porta via il monile.

Atto secondo. Nella bottega dell’artigiano. Cardillac vive con una figlia, combattuta tra l’amore per il padre e quello per un giovane ufficiale, con cui si è già fidanzata a sua insaputa. Il conflitto, in realtà, lo vive lei sola, perché l’orafo ama il frutto delle sue mani assai più che quello dei suoi lombi, come le confida apertamente: «Solo il piacere doloroso della potenza creatrice mi trattiene su questa terra». Tutto ormai separa Cardillac, isolato nella sua ossessione, dalla vita. Subisce la visita di re Luigi XIV con la corte, alla cui potenza sociale non può opporsi nemmeno con il delitto; quindi viene affrontato dall’ufficiale, il quale comprende che per far sua la figlia deve lottare e vincere contro la forte personalità del padre. Il giovane compra dunque una catena d’oro, sfidando le oscure minacce di Cardillac, che lo segue di nascosto, nella notte di plenilunio, per riprendersi ciò che gli appartiene.

Atto terzo. Nei vicoli della città. Cardillac tenta senza successo di uccidere l’ufficiale, che porta al collo la catena. Denunciato alla folla dal commerciante, che a sua volta lo stava spiando, Cardillac viene salvato a sorpresa dallo stesso giovane, impressionato dalla profonda passione che lo anima. Il popolino vuole farsi giustizia e minaccia di assaltare il laboratorio dei gioielli maledetti di Cardillac, il quale, piuttosto che vedere profanato il proprio lavoro, preferisce confessarsi colpevole. Con coraggio e senza pentirsi, l’orafo si lascia linciare dalla folla, prima che l’ufficiale, impietosito dalla sua tempra eroica, possa fermarla.

Lontano da qualunque intento naturalistico e da ogni concessione alla pittura musicale dei sentimenti, Hindemith foggiò l’opera nelle forme concise e stilizzate di diciotto numeri chiusi tra arie, cori e concertati.Cardillacassume il contrappunto di ascendenza bachiana come un elemento cardinale nel rapporto dialettico tra le forme del passato e le esigenze stilistiche del presente. Stretto tra il neoclassicismo francese di Poulenc e Milhaud e il radicalismo linguistico della scuola di Vienna di Schönberg, Berg e Webern, il compositore cercava, dopo gli accesi estremismi espressionisti delle prime opere, una propria strada nell’arroventato dibattito estetico che divideva le avanguardie degli anni Venti. L’aspetto più originale dell’opera, dagli esiti degni di un grande Kapellmeister, va cercato nel colore orchestrale, contenuto entro dimensioni cameristiche e definito in netti piani sonori da singoli strumenti in funzione concertante. Per contro risulta esaltato, su questo sfondo ‘asciutto’, il rigoglioso fluire melodico del canto, ora brusco e tagliente ora delicato, che sovrasta il rigore del ‘motorismo’ ritmico della macchina contrappuntistica. Dopo la svolta poetica della fine degli anni Trenta, Hindemith rifiutò in blocco la sua produzione giovanile e sottopose a revisione la partitura, di cui perciò esiste anche una seconda versione (Zurigo, Stadttheater, 20 giugno 1952) che tuttavia non ha soppiantato quella originale, oggi generalmente eseguita.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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